È vero che la borghesia soggioga oramai il lavoratore e nei modi più disparati: producendo finti desideri, precarizzando il lavoro, i diritti fondamentali. Ma, se all’interno di un paese dell’occidente possiamo ritrovare codeste dinamiche in maniera meno palese, più frammentaria, meno novecentesca quindi, con la perdita d’ogni credo, idealismo e cultura di progresso reale, nel rapporto tra paesi poveri e occidente la divisione di classe risulta in tutta la sua brutalità: noi, anche il più povero di noi, che agisce, a differenza del ceto borghese, consumando i sottoprodotti industriali che ora vengono prodotti nei paesi a basso salario, è perciò “borghese” nei confronti delle popolazioni povere.
Un commercio basato invece sul valore della persona e non sulla sua identificazione come merce produttiva, distrugge questa catena distruttiva e lesiva dei valori fondanti del progresso e della prosecuzione della specie umana. Il problema reale non è tra socialismo e capitalismo: per quanto faccia fatica a credere che un sistema economico basato sul capitale, ossia sulla concorrenza, possa essere dal “volto umano”, in realtà la questione è differente. Se si pone alla base del sistema educativo dei paesi che compongono questo globo come massimo valore il rispetto della dignità umana d’ogni singolo individuo, se la nostra ricerca individuale e collettiva agogna alla realizzazione d’ogni vita secondo la sua unicità, solo allora si può parlare di progresso effettivo. Come tutte le specie di questo universo non abbiamo ne’ un destino scritto ne’ un diritto certo a sopravvivere come specie o come pianeta. Basti pensare che tra qualche miliardo di anni il sole esploderà distruggendo tutto il sistema solare. Quale senso dare alla vita allora? Il senso risiede nella vita stessa: proprio perché la nostra esistenza individuale è così breve dobbiamo impegnarci per vivere questa vita alla nostra massima potenzialità. E questo si basa sulla nostra volontà d’esistere, sulla nostra coscienza di vivere. Sul fondamentale rispetto e devozione che dobbiamo alla stessa vita. Solo così possiamo uscire dalle sofferenze esistenziali. Quando assurgiamo a portatori di tutta la vita, d’ogni dove e d’ogni forma. Così, per esperienza diretta, sentiremo un’energia e una felicità impagabili. Non è un sistema morale, bensì la legge che regola la vita intera dell’universo che, indagando personalmente nella profondità del nostro essere, emerge in tutto il suo splendore. Capito ciò come conseguenza diretta, non mediata, la nostra economia cambia perché siamo noi ad essere cambiati, ad aver risvegliato il senso più alto della vita, ad agire nel quotidiano con il nostro impegno lavorativo, di studio e di meditazione, teso al nostro realizzarci nell’umanità così com’è, al nostro unico e irripetibile esistere. Questo è ciò che chiamo credere nell’uomo, essere umanista.