I nostri media ovviamente non ne parlano, d’altronde sappiamo bene che da noi l’essere radicali , avere dei principi saldi, parlare di diritti inalienabili e insopprimibili è ormai considerato alla stregua del terrorismo (conseguenza dell’applicazione della famosa strategia della paura che i nostri governanti hanno così ben appreso dagli statunitensi). Ma in America Latina sta avvenendo un processo rivoluzionario vero e proprio, forse il più solare e non violento che la storia dell’umanità abbia conosciuto.
Quando divenne presidente negli anni 60’ Fidel Castro (democraticamente eletto), disse subito che Cuba sarebbe stato il primo paese libero (dall’influenza degli Stati Uniti, dall’analfabetismo, dalla fame e dalla malattia) dell’America Latina e che questo sarebbe stato solo l’inizio. A prescindere dalle personali opinioni sul Presidente Cubano, ad oggi non si può negare che avesse ragione: in Bolivia, dopo trenta anni di dittature e golpe è stato eletto (democraticamente!!!) presidente Evo Morales, di origini indigene, che ha subito pensato di nazionalizzare le imprese petrolifere e con gli introiti derivanti alfabetizzare il paese; In Eucador, notizia di questi giorni, Rafael Correa, amico di Hugo Chavez, dal ’98 presidente del Venezuela democraticamente eletto, amico a sua volta di Fidel Castro, sta vincendo le elezioni con lo schieramento di sinistra, contro l’altro candidato presidenziale, filo americano e ultraliberista, principale produttore di banane del paese, Alvaro Noboa; è sempre di pochi giorni fa la notizia che dopo 16 anni dalla rivoluzione sandinista in Nicaragua, le elezioni presidenziali sono state vinte da Daniel Ortega, ex guerrigliero del fronte sandinista; ancora di recente è avvenuta la rielezione democratica del Presidente del Brasile Lula, che finalmente ha deciso di sganciarsi dal Fondo Monetario Internazionale e quindi dai dettami economici Statunitensi, cancellando il debito con tale organismo; ugualmente subito dopo ha fatto Kirchner, presidente democraticamente eletto dell’Argentina; e il 10 novemre 2006 Tabaré Vazquez, presidente democraticamente eletto dell’Uruguay, ha fatto la medesima cosa; insomma, l’Italia dimostra un’altra volta di essere tra i peggiori paesi del mondo per libertà d’informazione, visto che una rivoluzione culturale e politica così grande per quantità di persone, territori e culture viene del tutto oscurata dai malori di Berlusconi (minuti e minuti di servizi su tutti i tg italiani); dimostra che l’alleanza con gli Stati Uniti (sostenuta dalla destra e dai grandi e piccoli industriali, nonché da parte dell’attuale governo di centrosinistra) è inamovibile, anche a fronte dei disastri che la politica estera e interna degli USA ha portato in tutto il mondo; allora quella che Bush chiama democrazia, è una parola vuota, svilita di ogni significato reale: in realtà ciò che vuole esportare nel mondo è un modello fallimentare economico che schiaccia i più deboli e arricchisce i più furbi e scaltri; e se l’Italia e l’Europa proseguiranno con questa strategia economica liberista, in cui dobbiamo tagliare le spese dello stato (quindi della salute, dell’istruzione, della ricerca, dei servizi sociali) per essere “competitivi” nel mondo, in Europa si verificherà (e già si sta verificando) un collasso sociale epocale. Se i valori più importanti che si portano come fondanti delle democrazie europee divengono la concorrenza e il mercato, piuttosto che i valori intrinseci dei diritti umani, della dignità umana, del rispetto reciproco, allora non ci possiamo stupire se nelle banlieues parigine bruciano macchine e scoppiano episodi di violenza urbana, se in una città ad esempio come Roma migliaia di persone sono senza casa, se l’assistenza sanitaria peggiora giorno dopo giorno. Tutti sappiamo che per avere certi servizi pubblici c’è bisogno di soldi e investimenti seri; ma visto che tanto le tasse le dobbiamo pagare, preferisco che vadano nei servizi, piuttosto che come finanziamenti alle imprese; abbiamo visto il recente crollo in Italia di imperi economici quali Cirio, Parmalat, Fiat, Telecom, Alitalia, abbiamo visto l’onestà di chi ci prometteva posti di lavoro e benessere per tutti, portandosi nei paradisi fiscali miliardi e miliardi e in realtà facendo fallire imprese che da anni finanziamo con le nostre tasse; in America Latina sono dovuti arrivare alla fame e alla guerra civile per capire questo: perché non riusciamo noi a capirlo prima di arrivare a tanto? Perché forse non crediamo più in noi stessi, come popolo, come persone. Siamo spaesati dalle mille lucine colorate che il capitalismo ci offre e non riusciamo più a focalizzare le reali esigenze che abbiamo; vogliamo soldi, soldi, soldi! Come se potessero salvarci dalla morte, dalla malattia, dall’ignoranza, dalla sofferenza. Ho deciso che mi voglio presentare come Presidente del Consiglio in Italia, con quattro soli obiettivi: casa per tutti, istruzione gratuita per tutti, sanità gratuita per tutti, lavoro per tutti. Inviatemi un’e-mail se appoggiate la mia candidatura.