Premetto che per due anni ho partecipato alla lotta per la casa a Roma, con Action (parte dei disobbedienti romani). Sono stato un militante che ha dato un aiuto sia all’immobile di Via Cesare De Lollis (ristrutturazione della sala grande), sia all’immobile di Via Carlo Felice (per la prima occupazione e per l’installazione dell’impianto elettrico). Ho anche partecipato per due anni allo sportello di emergenza abitativa del Municipio Roma 3 e di Action, come consulente legale. Ho fatto manifestazioni, sit-in di protesta e quant’altro. Poi ho deciso di smettere. Perché alcune cose non erano chiare. Le decisioni venivano prese dall’alto. I soldi delle feste e dal comune non si sa dove andavano. Quando ho cercato di partecipare ad una riunione di organizzazione del suddetto sportello (che, a mia insaputa si facevano già, ma io non ero mai stato invitato) i “compagni” mi hanno detto che si sarebbe fatta a breve e poi non mi hanno più chiamato. In questa sporcizia ci lascio sguazzare chi non vuole vedere o chi se ne approfitta (tanto in Italia funzionano molte cose in questo modo). Queste le mie riflessioni dopo due anni da quando ho lasciato Action, in occasione della manifestazione a Roma contro Bush e del solito comportamento ottuso da “duri e puri”.
Ormai è lampante, chiaro e limpido il motivo dell’esistenza di questa parte di movimento politico italica: l’ottenimento del Potere. Non hanno altro scopo con sé, devono essere i dissidenti dei dissidenti, bastian contrari a prescindere.
Trovo ridicolo tutto ciò, trovo che fare una manifestazione separata tra le sinistre contro Bush sia vergognoso. Le responsabilità sono di molti personaggi, tra i Cobas, esponenti di Rifondazione, Verdi e Comunisti Italiani (costretti nella dicotomia tra un governo non certo rivoluzionario e la difesa strenua dei propri ideali), i sindacati unitari: un’asse trasversale che pervade la sinistra pericolosamente. Ma la stupidità di certa “sinistra di movimento” interna ed esterna a partiti e sindacati, fatta (almeno a Roma) da personaggi a dir poco discutibili, dalle narici consumate, che di sinistra hanno ben poco, vista la loro totale incapacità al dialogo, al confronto, la totale ignoranza politica e arroganza psicofisica, null’altro sono gli elementi caratterizzanti di chi è alla ricerca di pezzi di potere. Fare una manifestazione separata, da una parte chi critica Bush e l’operato dell’amministrazione americana, dall’altro chi critica anche Prodi, aiutando Berlusconi (che siano pagati da lui?) a tornare al potere, è un esempio totalmente italiano di ottusità strategica e tattica (se l’interesse ultimo sia veramente il bene delle persone tutte, cosa che non credo, almeno da parte di alcuni di questi “disobbedienti”), di incapacità totale a creare piattaforme comuni e condivise, di totale volontà controrivoluzionaria. In altri paesi, in altri partiti, gente così sarebbe esonerata dall’incarico, sarebbe messa da parte, per dare spazio a persone più preparate e intelligenti. Ma in Italia no: gli stessi atteggiamenti che rovinarono gli anni settanta, tornano in tutta la loro sciagurata stupidità. Questa gentaglia che si fa strada sulle ossa dei disperati, nuovamente si permette di avere voce in capitolo, parlando per tutti. Eccoli, i fascisti di sinistra, quelli che dicono sempre no, che la devono aver vinta sempre loro, che “no chiacchiere, botte”, che o sei con loro o sei contro di loro, che in realtà quando si trovano un pezzetto di potere in mano non sanno come usarlo, anzi ci campano, utilizzando l’omertà (avete mai visto un bilancio di un centro sociale? E il risultato economico di una festa per il precariato? Dove finiscono i soldi? Per pagare gli avvocati e difenderli quando vanno a rubare nei supermercati? Come mai alcune persone si possono permettere di stare a tempo pieno a manifestare, a farsi intervistare, a inventare slogan?). In Italia non cambieremo mai nulla se non cambiamo questo. Io sono di sinistra e sono comunista, ma veramente: credo fermamente nella rivoluzione, ma senza sangue. Abbiamo il diritto al voto, braccia e menti per studiare e lavorare assieme; nasce per me dal rispetto reciproco la via per la rivoluzione, dalla inclusione e dalle proposte, non da gente con cori da stadio che fa tirare sampietrini ai diciottenni, così si trovano già la vita rovinata, pensando che l’odio costruisca qualcosa. Abbiamo già cacciato una volta i fascisti dall’Italia, lo faremo anche oggi. E stavolta senza armi, ma con la testa. E mi scuso con tutti coloro che nel cambiamento radicale ci credono veramente, con l’augurio che aprano gli occhi e reagiscano, che inizino a lottare da dentro e che cerchino di unire le persone e le idee, non di dividerle (dividi et impera, dicevano i romani: si divide per comandare).