Premetto che non sono un medico e quindi non ho le basi di conoscenza necessarie per scrivere su basi scientifiche un articolo sulla salute in senso stretto. Sono però un essere umano dotato di capacità di pensiero e di sentimenti, desideroso di analizzare cosa sta sparendo (e perché) nell’attuale sistema sanitario nazionale che credo invece vada ad ogni costo salvaguardato.
Parto dalla mia esperienza personale innanzitutto: qualche anno fa mia madre si ammalò di una grave e rara forma di cancro, che la portò ad essere operata per rimuovere l’utero, la vescica e le ovaie, organi compromessi dalla malattia. Non sto qui a descrivere i metodi di cura utilizzati, poiché probabilmente, conoscendo poco la materia, rischierei di scrivere imprecisioni o corbellerie. So per certo però che mia madre oggi sta bene e tra sei mesi supererà i cinque anni fatidici, in cui statisticamente la maggior parte dei malati di cancro muoiono o si ammalano nuovamente; è stata curata presso un ospedale pubblico (il Sant’Andrea di Roma), a cui va tutta la mia infinita gratitudine. Tutta la vita mi ricorderò quei momenti in ospedale, con mio padre, uomo adulto e colto, piangere di fronte all’immane sofferenza nel vedere l’amore di una vita poter morire da un giorno ad un altro. Mi ricordo che poco prima della malattia, conobbi (nel contesto della mia ricerca spirituale, che andava avanti da anni) il buddismo di Nichiren Daishonin. Ricordo anche lucidamente che una notte sognai mia madre ammalarsi di cancro, cosa che avvenne poche settimane dopo. Ricordo altrettanto lucidamente la mia forte determinazione nella pratica buddista per salvare la vita di mia madre (con ogni possibile mezzo) o almeno per avere la forza di sostenerla in quei terribili momenti e sostenere me e tutta la famiglia in una sua possibile prematura morte. Ricordo che quando la andavo a trovare cercavo di darle tutte le spinte possibili, le dicevo di non arrendersi anche se la sofferenza era tanta, le massaggiavo i piedi, le parlavo di quanto fosse importante lottare contro la malattia per poterla sconfiggere, cercavo di farla ridere, di non farla arrendere. Quando uscivo dall’ospedale ero spossato, privo di energie, come se le avessi tutte trasferite a lei. Già mia nonna (la madre di mia madre) parecchi anni fa morì per questa terribile malattia e ancora è per tutta la famiglia difficile accettare che una persona splendida quale lei fu, sia potuta morire con tanta agonia. Era una persona che portava armonia in tutta la famiglia, riusciva a far unire tutti i parenti anche nei momenti più tesi o litigiosi. Però dentro sé forse non riuscì a mantenere quell’armonia che riusciva a trasmetterci con tanta determinazione. La natura delle cose non è di facile comprensione e sinceramente non so perché sia morta in quel modo atroce e non capisco, ma ci provo…
Sto visitando in questi giorni molti siti internet che parlano di cancro e di terapie alternative o convenzionali e mi sono fatto un’idea (ovviamente non scientifica) di come viene affrontata da molte persone, più o meno competenti, tale malattia. Alcuni medici (Hamer in Germania, Simoncini e Di Bella in Italia, per citare solo alcuni esempi) propongono terapie innovative per curare il cancro e probabilmente contengono parti di verità. Estrapolando e sintetizzando credo che sia vero quanto dice Hamer riguardo al rapporto tra mente e corpo come origine delle malattie (ma ciò era già sostenuto migliaia di anni prima da molte culture mediche non occidentali, quindi niente di nuovo), credo che sia possibile che ci siano cure alternative e meno invasive, per i tumori, della chemioterapia, credo anche che la reazione dell’individuo al sapere di essere malato e al percorso che vive nella malattia, influenzi la guarigione. Essendo però anche un essere razionale credo che ogni cura debba avere solide basi scientifiche e sperimentali per poter essere applicata su larga scala. Quindi non mi fido di chi sostiene a spada tratta che il proprio metodo sia perfetto e gli altri inutili (soprattutto se le visite e le terapie che praticano costano migliaia di euro). Probabilmente la chemioterapia, la radioterapia, la chirurgia, la medicina naturale, l’attenzione al percorso psicofisico dell’individuo, tutte insieme (senza quindi prese di posizione a prescindere) possono alleviare le sofferenze e guarire le malattie. Credo anche che il potere delle case farmaceutiche d’imporre protocolli e farmaci da usare sia veramente al limite di quella che chiamiamo civiltà. C’è però l’individuo, la scelta del singolo: ossia la capacità di ogni medico cosciente del suo compito, di poter scegliere se farsi corrompere per soldi o per diventare famoso oppure decidere di rimanere onesto e basarsi sulla sua esperienza, sulla sua capacità di aumentare le sue conoscenze e la sua saggezza, senza avere illusioni, ne’ preconcetti. Un medico con un cuore, che sceglie quindi il suo mestiere anche come missione, come atto d’amore verso gli altri uomini. Ma in un contesto sociale quale quello in cui viviamo, ove l’individualismo spinto e la continua ricerca di accumulare ricchezze materiali vengono favoriti piuttosto che contrastati, ove l’egoismo, la furbizia e la sopraffazione divengono valori non dichiarati, velati dell’ipocrisia, ma evidenti e palesi nel vivere quotidiano, sempre più difficile risulta trovare dottori intellettualmente e professionalmente onesti. Il vero dramma diviene allora l’etica tra gli esseri umani, i pilastri su cui stiamo fondando il futuro del pianeta. E la medicina non sfugge alle ferree regole del mercato, poiché questo modo occidentale di commerciare non esclude nessun aspetto del vivere come possibile fonte di guadagno. Trovo nauseante che ciò venga accettato dai più senza ribellione, senza dignità. Siamo veramente in un nuovo medioevo per l’uomo occidentale, viviamo un oscurantismo del cuore e della ragione privo d’ogni significato. C’è molta confusione, soprattutto sugli elementi fondamentali e basilari necessari per intraprendere la strada verso un mondo prospero e felice. Sembriamo dei bambini, giochiamo con le cose serie (salute, lavoro, casa, istruzione) e siamo seri con le cose futili (cellulari, automobili, moda). Il diritto alla salute è tale se tutti concorriamo ad affermarlo come inalienabile per ogni individuo, senza discriminanti. Se lo sottraiamo al guadagno privato e lo assurgiamo a bene pubblico della collettività tutta. Solo allora potremo impedire che si speculi sulla malattia, sulla cura, che ciarlatani giochino con la vita degli esseri umani. L’uomo, salvo rari casi, nasce sano, la malattia è un momento particolare della vita di un individuo, non la normalità. Assistiamo alla crescente diffusione, tramite i media, di malattie appositamente inventate per vendere farmaci e tutto ciò sta trasformando i nostri medici in propinatori di medicinali per ogni nostro stile di vita errato: pillole per dimagrire, antidolorifici, complessi multivitaminici. Invece di pretendere dalle istituzioni il diritto di fare attività sportiva gratuitamente (almeno nelle scuole), seri controlli sulla qualità dei prodotti alimentari, continuiamo a trasformarci sempre più in malati immaginari, non comprendendo che la vera malattia è nella nostra mente: quell’incapacità crescente di fermarsi a ragionare su ciò che veramente ha valore nella vita, su ciò che dobbiamo garantire alle future generazioni, ai giovani, a noi stessi, per vivere con dignità e benessere reale. Credo fermamente nelle potenzialità degli esseri umani e ancora ringrazio i medici, gli infermieri, gli scienziati, che hanno permesso di poter ancora baciare mia madre, di poterla ancora guardare negli occhi e sorriderle, di aver ancora per altri anni il suo affetto e il suo amore. Non è stata fortuna, è stata la grande determinazione, studio, impegno di tutti coloro che hanno reso possibile ciò che un tempo sarebbe stato considerato un miracolo: e tutto ciò non in chissà quali paesi esteri o cliniche private, ma in un pubblico ospedale della nostra scapestrata Italia.