Invece di parlare del nuovo partito di Berlusconi i media dovrebbero concentrarsi su informare i cittadini su cose ben più importanti, per esempio su come vengono spese le nostre tasse. E allora mi sono andato a spulciare tutte le varie tabelle e emergono dati a dir poco allarmanti; basta guardare la seguente tabella, edita dalla Ragioneria Generale dello Stato per il 2007:
Come si può notare lo Stato spende per la Difesa (5,18%) molto di più di quanto spenda per la Sanità (3,4%), la Protezione dell’ambiente (0,3%), le abitazioni e l’assetto territoriale (0,5%) messi assieme. Non si può più tacere su tale aberrazione. Non mi sembra siamo in guerra, quindi tutti questi soldi spesi per i militari a cosa servono? La classe politica tutta ci deve giustificare tale incongruenza, ci debbono spiegare perché quando si tagliano le spese della Pubblica Amministrazione si intaccano con grande facilità i servizi essenziali per i cittadini e mai gli sperperi inutili per tenere in piedi un sistema militare che non fornisce nessun servizio al popolo. Non si può mentire così spudoratamente a noi italiani. Con i soldi che destina lo stato alla difesa si potrebbero eliminare in un colpo solo il problema della casa, della sanità e della protezione dell’ambiente, senza aumentare i costi generali. Possibile che a nessuno venga in mente? Solo io mi rendo conto di tale follia? Se almeno il corpo militare fosse utilizzato per combattere le mafie, queste sarebbero solo un lontano ricordo del passato.
Non vogliono risolvere la crisi o Noi non vogliamo risolvere la crisi
Tutti i giorni vengono diffuse notizie che non riguardano il miglioramento della vita dei cittadini.
L’unica informazione, oggi la più importante, sulla quale varrebbe la pena di aprire una discussione, non viene data.
E tutti, però, continuiamo a essere convinti che il problema italiano è costituito dall’enorme livello del Debito Pubblico.
Questa è una bugia, una incredibile bugia. Lo dimostra il fatto che nulla di concreto viene fatto per ridurlo. Anzi, ogni anno e da decenni, vengono fatte “manovre” di risparmio delle spese pubbliche, di tagli agli investimenti, e si sostiene che l’Europa ci impone parametri rigidi che costringono le nostre autorità a disporre manovre sempre più asfissianti. E, oggi, si comincia a tollerare che le imprese facciano il bello e il cattivo tempo nei confronti degli occupati e di coloro che cercano il primo lavoro.
Il Debito Pubblico non è il nostro handicap; esso va rimborsato.
Se ne condivide l’affermazione ma nessuno dice come procedere e i giornalisti non danno notizia del suo ammontare tutti i giorni come invece danno notizia dell’andamento della borsa, della quotazione del dollaro e dell’euro, e delle continue beghe del teatrino politico italiano.
Anche i sindacati sono divisi e risultano sempre più assenti nella difesa del lavoro, proclamato come diritto dall’art. 1 della nostra Costituzione. In altre parole, l’Italia fondata sul lavoro non esiste.
Ciò detto, diciamo perché il Debito Pubblico non viene diminuito.
Se solo si avesse la preoccupazione di mostrare la volontà di volerlo fare, basterebbe applicare la direttiva europea che consente ad ogni Paese membro della Comunità di vendere una piccola parte delle riserve di oro destinando il ricavato direttamente al rimborso di una certa quantità di titoli di Stato.
Si dice, invece, che rimborsare i titoli di Stato significa mettere denaro in circolazione e procurare inflazione.
Queste sono due grandissime bugie oltre a tacere sul come esattamente si opererebbe.
Infatti, ogni Stato membro non può decidere autonomamente di immettere altro denaro in circolazione. E, quindi, non si tratta di immettere altro denaro.
Però si lascia intravedere lo spauracchio dell’inflazione. Ma l’inflazione nella Scienza Economica non esiste più come concetto. Infatti, si parla di inflazione perchè il denaro sta a rappresentare un bene, una certa quantità di un bene. E per secoli il denaro ha rappresentato oro oppure argento, detenuto dallo Stato. E non c’è bisogno di spiegazione per comprendere che se quel metallo prezioso è rappresentato da quella quantità di danaro, ogni aggiunta di denaro comporterebbe la rappresentazione di una minore quantità di oro o di argento, e tale diminuzione si chiama inflazione. Ma oggi, e dal 1976 in particolare per l’Italia, non esiste più alcun collegamento con l’oro. Cioè il denaro in circolazione è carta, semplicemente carta, sulla quale non è più scritto che la banca d’Italia si impegna a pagarlo.
Altrettanto non c’è bisogno di spiegare che non ci interessa conoscere tutti i giorni la quotazione dell’oro: è utile solo a chi fa commercio di oro, e non è utile nemmeno a chi vuole disfarsi del proprio oggetto prezioso in oro per tirare avanti.
Allora perché non si rimborsano i titoli di Stato?
Se non ci fossero i titoli di Stato, cioè il Debito Pubblico, non vi sarebbero interessi che lo Stato italiano dovrebbe pagare e inserire nel proprio bilancio. Anzi, verrebbe mostrato di quanto le entrate dello Stato superano le uscite e tutti conoscerebbero quel quanto, che viene detto avanzo primario.
Allora, sbagliando, si potrebbe anche pensare che con quell’avanzo si potrebbe rimborsare una parte di debito. Ma non è così perché vi sarebbe ancora tanto debito pubblico sul quale occorre pagare gli interessi.
Allora perché non si rimborsano i titoli di Stato?
I titoli di Stato non esistono più materialmente, e non esistono più nemmeno i cosiddetti fissati bollati che certificano la sottoscrizione dei titoli di Stato. Esiste soltanto l’operazione effettuata tramite computer.
Allora perché non si fa la stessa operazione al contrario, cioè perché non si certifica la restituzione dei soldi agli ex sottoscrittori quando scadono i titoli da essi posseduti?
Si sarebbe potuto dire che tutti correrebbero in banca a ritirare i soldi rimborsati e così si procurerebbe inflazione. Ciò è falso perché sappiamo che l’inflazione non esiste più e perché, se aumentassero i prezzi, occorrerebbe dimostrare che tutti i beni avrebbero un’improvvisa impennata dei prezzi, ma, in ogni caso, sarebbe seguita da una loro stabilizzazione perché non vi sarebbero beni disponibili per tutti a qualsiasi prezzo.
Con calma si procederebbe a una scelta equilibrata sia di acquisti, sia di investimenti e sia di risparmi. Sostanzialmente gran parte di quei soldi rimborsati, rimanendo sul conto bancario, richiederebbero un tasso di interesse più alto del tasso zero che oggi danno le banche. Queste riprenderebbero a fare il loro mestiere, cioè comprare e vendere soldi. Perciò avendo comprato i soldi con quel tasso più alto, necessariamente, per pareggiare la spesa, dovrebbero procedere a venderli a un prezzo più alto. E ciò potrebbero fare esaminando con maggiore attenzione e professionalità le richieste di mutuo, così come le richieste di ampliamento di fidi delle imprese ed anche le richieste di fidi per nuove iniziative imprenditoriali. Certamente non escluderebbero di impiegare quei soldi investendoli in azioni o titoli di azione solide che distribuiscono utili di gestione.
E oltre alle maggiori entrate per lo Stato relative all’imposta che grava sugli interessi percepiti sui conti correnti, sia gli acquisti spontaneamente effettuati e sia l’impiego di danaro da parte delle banche avvierebbero l’aumento del prodotto interno lordo. In conclusione, il Debito Pubblico diminuisce e il PIL aumenta. I parametri europei sono rispettati e non c’è necessità di compiere più ogni anno le manovre economiche asfissianti.
Resterebbe da verificare la volontà politica di migliorare le condizioni di vita dei cittadini senza trascurare alcuna categoria.
Allora perché non si rimborsano i titoli di Stato?
Si potrebbe rispondere che non si ha la volontà di introdurre di nuovo il rapporto di conto corrente tra il ministero del Tesoro (oggi dell’economia e della Finanza) e la Banca d’Italia soppresso negli anni passati e sul quale il Tesoro poteva operare senza avere fondi momentaneamente perché poteva mancare una perfetta sincronizzazione tra il momento delle entrate e il momento delle uscite statali, ed anche si potrebbe rispondere che non si ha la volontà di impegnare a garanzia le riserve di oro.
Di fronte a questa volontà, v’è la volontà di non condividere che l’economia è cambiata e va governata diversamente da ieri.
Di fronte a queste volontà è la risposta alla domanda perché non si rimborsano i titoli di Stato e c’è l’immobilismo dei cittadini che non si stancano di non farsi, o non se la sono mai posta, la domanda: “Ma, se ogni anno e da decenni, si fanno le manovre finanziarie e noi ci impoveriamo sempre di più e niente viene risolto, cosa faranno l’anno prossimo e noi come potremo andare avanti?”
È semplice: manca un nostro rappresentante oppure non facciamo convergere le nostre volontà (con la condivisione) sul rappresentante che ci convince col suo ragionamento.