Tra le notizie cancellate dai nostri media, che nulla ci fanno sapere di ciò che accade nel mondo se non ciò che è economicamente o politicamente vantaggioso per l’occidente, la più importante a livello mondiale per le prospettive geopolitiche future è la nascita dell’UNASUR, l’Unione delle Nazioni Sudamericane, il cui trattato costitutivo è stato firmato il 23 maggio 2008 nella capitale brasiliana Brasilia, sottoscritto da quasi tutti gli stati sud americani (in numero di 12), con la sola esclusione della Guyana Francese e di altre piccole isole a giurisdizione europea.
I quartieri generali dell’Unione hanno sede in Ecuador a Quito, il Parlamento Sud Americano ha sede in Bolivia a Cochabamba e la Banca del Sud (Banco del Sur) ha sede in Venezuela a Caracas.
Gli obiettivi principali dell’Unione sono:
1) la creazione di un mercato unico sud americano.
2) la cooperazione al fine di costruire infrastrutture continentali.
3) La libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione.
4) Il ragguardevole obiettivo, tramite la Banca del Sud, di promuovere sia processi di riduzione delle asimmetrie sociali e economiche, che progetti di distribuzione egalitaria degli investimenti.
5) La costituzione di una politica di difesa comune tra gli stati membri.
6) Una politica energetica comune.
Questo è l’ennesimo passo verso la costituzione di un mondo multipolare, in cui il Sud America può avere un peso geopolitico non indifferente, per via dell’immensa varietà di culture, dell’intensità di forze innovative progressiste e socialiste al governo di quasi tutti gli stati sud americani, nonché per le enormi risorse naturali dell’area (basti pensare che il 27% dell’acqua dolce del mondo è in Sud America).
Ovviamente a osteggiare tale integrazione regionale troviamo il governo degli Stati Uniti (per voce di Michael Shifter del “Inter-American Dialogue”, organizzazione no-profit con sede in Washinton D.C., finanziata principalmente da fondazioni e corporations statunitensi, il quale definisce l’UNASUR come un sogno irrealizzabile) da anni dedito allo sfruttamento dei paesi sud americani, tramite strutture paramilitari e il sostegno alle dittature tra le più nefaste del ‘900, al fine di avere controllo economico e politico sulle risorse del Sud America.
Ma i nuovi governi democratici sud americani di ispirazione progressista e socialista non hanno nessuna intenzione di cedere alle pressioni di coloro che per decenni hanno affamato e sfruttato i loro popoli, in nome di una “esportazione di democrazia” che si è sempre tradotta in un controllo violento sia militare che economico dell’area.
Sicuramente l’intergrazione regionale sud americana, sulla base dei presupposti degli attuali governi progressisti proiettati verso soluzioni definitive e antitetiche alla Organizzazione Mondiale del Commercio e alla Banca Mondiale riguardo ai delicati temi della sicurezza alimentare, energetica, economica e sociale, non può che portare all’umanità una ventata di nuova speranza per la pace e l’armonia tra i popoli del mondo.