Mia moglie, brasiliana, mi ha chiesto cosa si festeggiasse il 15 di agosto. Non ho saputo darle risposta immediata e ho quindi effettuato una ricerca, spinto dalla curiosità di sapere…
E la scoperta è stata emozionante: il Ferragosto (dal latino Feriae Augusti, il riposo di Augusto) è una festa dalle antichissime radici popolari, per festeggiare la fine dei principali lavori agricoli e tipicamente italiana. E’ arrivata sino ai giorni nostri dall’antica Roma repubblicana, in cui rappresentava il periodo di festa e riposo (in latino i Consualia) dedicato al Dio Conso, protettore dell’agricoltura e della fertilità. Nell’età imperiale romana la data festiva venne espropriata da Ottaviano Augusto e divennero così tali ferie dette Augustali, in onore dell’imperatore. L’ultima espropriazione al Dio Conso avvenne per opera della Chiesa Cattolica che, chissà per quale oscura coincidenza, fa cadere in tale data la ricorrenza della dormizione di Maria (in pratica se ella non si carica del peccato originale, in quanto vergine, non può morire e quindi l’unica giustificazione possibile, per far rimanere coerente l’intero sistema teologico cattolico, è farla cadere in un sonno profondo, chiamato “dormizione”, appunto). E difatti nessuno parla più d’agricoltura il 15 agosto, pur se è grazie ad essa che riusciamo a sopravvivere e non certo grazie a Maria e allo Spirito Santo.
Approfondendo ulteriormente, il 15 agosto corrisponde alla fine del maggese: il maggese è il periodo di riposo applicato ad un terreno coltivato nell’ambito della tecnica della rotazione dei terreni, ossia il turno annuale con cui si lascia riposare una parte del terreno complessivo coltivato al fine di farlo naturalmente remineralizzare, per combattere le erbe infestanti e per limitare le perdite d’umidità per evaporazione.
Durante il maggese (che dura da marzo ad agosto) si ara il terreno per quattro volte, distanziate di circa 45 giorni l’una dall’altra e l’ultima aratura, la più leggera, si opera nel periodo che va dal 15 a fine agosto. L’ultimo periodo della lavorazione agricola più faticosa si chiude: ora è tempo di raccolti.