Cito un grande film di Luchino Visconti per parlare di ciò che è accaduto e sta accadendo in Abruzzo. Perché la responsabilità di tante morti si sa già, per me è quasi scontato: è di quel sistema mafioso e colluso che governa l’Italia, che non ha obbligato a ristrutturare un’intera città posta sopra una faglia sismica come L’Aquila, per decenni. Leggo da questo sito:
“In data 08/05/2003 è stata pubblicata su Gazzetta Ufficiale l’ordiananza relativa ai “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”.
Il provvedimento […] ha come obiettivo la riduzione del rischio sismico su tutto il territorio nazionale. La nuova normativa, come spiega la Protezione civile, è transitoria “in vista di una disciplina organica della materia, che verrà a colmare un vuoto di iniziative che si trascinava, ormai, da molti anni”.
In base all’ordinanza, entro un termine di cinque anni verrà realizzata la verifica della sicurezza di tutti gli edifici e delle opere infrastrutturali in funzione sia della pericolosità sismica della zona nella quale ricadono, sia del rilievo fondamentale che rivestono per le finalità di protezione civile, sia dell’esposizione al rischio di collassi con conseguenze rilevanti.
L’ordinanza, approvata dal Consiglio dei ministri in data 26 marzo, contiene la riclassificazione delle zone a rischio sismico. L’aggiornamento della mappa, che era stata completata nel 1984 per mezzo dei decreti del ministero dei lavori pubblici, è stato elaborato anche sulla base della classificazione stilata dal Consiglio Sismico Nazionale nel 1997.
Quindi dopo quasi venti anni dalla precedente classificazione la mappa nazionale viene integrata e aggiornata anche in considerazione degli ultimi eventi calamitosi che si sono succeduti nelle regioni italiane.
A livello europeo, invece, sono state elaborate nuove norme per la costruzione in zone a rischio sismico che hanno lo scopo di garantire alle nuove costruzioni maggiore sicurezza e stabilità.
E’ previsto, per garantire la sicurezza, che le nuove regole per la progettazione siano applicate dopo un periodo di 18 mesi di transizione, che vengano istituiti e iniziati i piani di formazione professionale, che siano individuati entro sei mesi tutte le strutture di interesse e utilità pubblica come scuole, ospedali, municipi, caserme, ecc. che sono situate in zone considerate a rischio sismico e che siano entro cinque anni messi in sicurezza. […]”
Sin da marzo 2009 l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (tra l’altro in stato di agitazione da ottobre 2008 contro la proposta di legge 1441 quater del Governo che provocherebbe il licenziamento del personale precario, portando ad uno stato di crisi delle attività istituzionali dell’Ente) ha rilevato nell’aquilano diverse scosse, basta guardare la lista presente sul sito dell’Istituto e scorrerne i mesi, ma le amministrazioni pubbliche (per non parlare dei media) sono rimaste inerti, prese nella loro corruttela continua, nell’incessante lotta per il potere. Nulla hanno a che fare queste persone che ci governano con il bene pubblico, con la pubblica incolumità. Questa gente che specula da anni sulle nostre teste non è ancora stata fermata, forse perché siamo stati troppo presi dalla nostra individualità, dall’arrancare a fine mese o a trovare il miglior modo per derubare il prossimo.
Un fenomeno sismico come quello avuto in Abruzzo in altri paesi (mi viene in mente il Giappone, tanto per citarne uno che di terremoti ne subisce con frequenza) non avrebbe fatto nessun morto. Ma in Italia si muore per un bisturi dimenticato nello stomaco, figuriamoci se non si muore per le catastrofi naturali. Già, perché la natura è signora e padrona e non chiede il permesso: o la si rispetta e la si teme o la si subisce.
Non c’è nessuna punizione divina, non è colpa di altre colpe, non è l’animo pessimista ad aver prodotto tale disastro: le responsabilità sono precise, sono chiare e evidenti. La tecnologia utile non è quella del cellulare che funge da videocamera, ma quella degli edifici anti-sismici. E noi non ce ne siamo resi conto mentre nostri simili da noi demandati a rappresentarci, a governare, hanno concusso e sciacallato, ben prima del terremoto, indaffarati a spartirsi i lotti e le costruzioni, le ristrutturazioni e i restauri. Risparmiando sul costo del (nostro) lavoro, risparmiando sui materiali, risparmiando sui tecnici, per ingozzarsi sempre più nella loro avidità. E noi indifferenti, siamo stati con loro, abbiamo ammiccato, abbiamo preso ciò che poteva esser preso, le briciole. Quasi nessun media o politico nomina l’Impregilo (i cui amministratori sono pluri-indagati in Italia e all’estero) la società responsabile del crollo del nuovo ospedale de L’Aquila, inaugurato nel 2000 (quello vecchio è ancora in piedi), crollato come un castello di carte, la stessa azienda che ha vinto l’appalto per l’inutile Ponte sullo Stretto di Messina, un ponte che verrà costruito sulla faglia sismica più attiva in Italia. Quasi nessun media o politico nomina le responsabilità e le colpe del Governo, della Protezione Civile e di Bertolaso (già indagato con tutto il suo staff nello scandalo dei rifiuti a Napoli) che non hanno mai previsto un piano di evacuazione delle zone ad alto rischio sismico, che non hanno dato nessun ascolto agli scienziati che avevano previsto il sisma in Abruzzo, che non sono riusciti, a giorni dalla tragedia, a nominare un coordinatore responsabile delle operazioni di soccorso. Quasi nessun media o politico nomina la prefettura de L’Aquila (coloro che dovrebbero difenderci e proteggerci) che vigliaccamente se l’è svignata alla mezzanotte del terribile giorno, senza dire nulla alla popolazione.
Dove sono questi “liberi professionisti” che liberamente hanno truffato e intascato soldi dall’ignara gente in Abruzzo? Dove sono coloro che dovevano controllare, poliziotti, finanzieri, vigili, assessori, ministri? E le aziende che hanno costruito con materiali scadenti, senza rispettare la normativa anti-sismica, dove sono? Possibile che nessuno del popolo chiede la loro testa, nessuno abbia un moto di rabbia e indignazione?
Quelle stesse persone sono purtroppo ancora lì a gestire il potere, proclamando aiuti immediati e solidarietà, quando sono gli artefici di tutto ciò, mentre sfregano le mani di fronte ad un nuovo business, quello della ricostruzione (ricordate l’Irpinia o avete già dimenticato e rimosso?).
Le persone comuni hanno dimostrato quella solidarietà incredibile, meravigliosa, che purtroppo emerge spesso solo nei momenti di difficoltà estrema, solo come naturale istinto alla conservazione della specie; quasi solo in questi momenti ci ricordiamo di essere comunità, di essere umanità, ma perché siamo così stolti?
I soldi per ricostruire non ci sono e i soldi non si inventano, soprattutto con un governo totalmente incapace, pieno di ballerine e damerini, senza nessuna capacità tecnica, convinto a fare grandi opere indebitando i nostri figli. Ci dovrà essere un futuro per gli abruzzesi colpiti dal terremoto, ma ho paura che sarà simile ai tanti altri disastri italiani, dove l’attenzione sarà per il primo mese e poi più nulla, famiglie che non esistono più, problemi che non esistono più, solo perché cancellati dai media, dalla memoria. Così la corruzione potrà partire in sordina, senza troppi riflettori, nuovi appalti per i famelici costruttori, nuove bustarelle per i compiacenti amministratori.
E la gente si abituerà anche in Abruzzo a vivere da sfollata, da terremotata… Come si è abituata dalle altre parti.
A meno che… Non si rialzi la testa, è una vita che spero e lotto e non sta succedendo nulla, fortuna solo che sono giovane. Fossi comunque anche l’ultimo a sperare e a lottare non mi arrenderò mai, non saprei dare altro senso alla mia esistenza. Tutto questo finirà, lo faremo finire, l’alba d’un nuovo avvenire, di un’umanità coesa e armonica è sempre più imprescindibile, ormai non abbiamo alternative, forse non le abbiamo mai avute. Dobbiamo essere forti, ma creare nuove solide basi per un futuro ove queste sciagure siano evitate e prevenute il più possibile.
P.S.: Procuratevi “La terra trema” di Visconti se non lo avete già visto, sembrerà così lontano dal disastro abruzzese e al contempo così vicino.