Siamo destinati alla catastrofe, ad uno dei peggiori momenti dell’Italia dal dopo guerra. I miei concittadini paiono non accorgersi di nulla, perché ancora non è percepibile ai più: i media mainstream sono controllati dall’oligarchica economica e politica e nascondono la realtà tale come è, ma siamo un paese con milioni di disoccupati e cassaintegrati, un’evasione fiscale corrispondente al 16% del P.I.L., una dilagante e oramai imperante corruzione, ideale terreno per le mafie, ad ogni livello, con ogni mezzo, sia nel pubblico che nel privato. Molti italiani probabilmente pensano che il famigerato “Pacchetto sicurezza”, in analisi in Parlamento in questi giorni, sia una chiusura delle frontiere, un’ulteriore stretta nel controllo dell’immigrazione: in realtà cela una precisa volontà volta ad aumentare il controllo da parte delle mafie del traffico di clandestini. Infatti l’altro campo di grande interesse per le attività criminali è l’abusivismo edilizio, incentivato dall’attuale governo, come da molti dei precedenti. Immaginate voi cosa succederà alle case costruite abusivamente, quindi senza nessun controllo antisismico, aumentate del 20% nella cubatura, in un paese che ha il 70% del territorio in zona sismica: una strage annunciata. Ha i giorni contati un paese in queste condizioni.
Siamo tutti debitori e come tali prima o poi si presenteranno i creditori a chiedere il conto; difatti siamo il settimo paese al mondo per rapporto P.I.L. debito pubblico e siamo in continuo aumento. Ciò significa che produciamo più debito che guadagno. Un impoverimento reale di milioni di persone è alle porte, le banche già oggi non concedono un prestito se non con garanzie impossibili da dare per la maggior parte delle persone.
Ma dopo ogni inverno inesorabilmente giunge la primavera. Mi sono recato ad un’iniziativa organizzata da Pangea Niente Troppo (una cooperativa sociale del mercato equo e solidale, fornitrice anche del Gruppo d’Acquisto Solidale di cui faccio parte, il GASPER) domenica 10 maggio 2009, un’iniziativa denominata “Diritto al cibo”, volta a sensibilizzare le persone sul problema atroce della fame nel mondo; è stata concepita e realizzata al fine di percepire la nostra responsabilità su tale tema, dando un’alternativa possibile, quella del commercio equo: perché la scarsità di cibo non è un fenomeno naturale, ma creato dagli uomini.
Sono stato bene come da tanto non mi succedeva, insieme a persone che sentono il dovere di essere responsabili, di interessarsi di cosa succede, di trovare alternative possibili. Ho chiacchierato a lungo con David, il ragazzo di Claudia, l’organizzatrice dell’iniziativa, parlando del futuro di società possibili, di antropologia, filosofia, economia. Sembravamo voler riassumere in poche ore l’agorà greca, noi due piccoli uomini!
Lì ho anche incontrato tre persone amiche che da tanto non vedevo. Il primo, Pasquale, mi ha detto che ha lasciato il lavoro perché non lo realizzava, non gli consentiva di vivere una vita dignitosa e già ne ha trovato un altro più umano, che gli consente di avere tempo per dedicarsi alle sue passioni. Poi mi ha espresso il desiderio di coltivare insieme, cosa che cercheremo di fare domenica 24 maggio, coadiuvati da altri tre suoi amici. La seconda persona, Maria Giovanna, mi ha detto che ha lasciato il ragazzo perché non era felice con lui e ha lasciato anche il lavoro, perché era sfinita di lavorare senza nessun obiettivo. E si sta dedicando a lavorare con una ONLUS che si occupa del riciclo dei materiali, Occhio del riciclone, che produce dagli scarti industriali e civili nuovi prodotti utili di uso quotidiano. La terza persona, Serena, mi ha dato la notizia di essere incinta, è innamorata e felice, ha finalmente trovato la persona giusta e ora vive vicino a dove lavora.
La vita continua e le nostre scelte individuali inesorabilmente determinano il futuro che vivremo, sia come singoli che come umanità. Sapere che miei coetanei ancora sono in grado di cambiare, di non accettare passivamente la vita, ma di esserne parte integrante, di avvalersi della propria libertà di scelta mi riempie di speranza e gioia. Non riusciamo a percepire immediatamente il cambiamento, ma quando esso è necessario emerge da dentro, perché siamo parte integrante della vita. Se la natura soffre, noi soffriamo con lei. Se l’umanità soffre, per quanto possiamo ignorarlo, noi soffriamo con lei. E allora rinasciamo un’altra volta, troviamo forze che non immaginavamo di avere, pur di mutare lo stato di cose presente, al fine di lottare per un futuro migliore. Non ci si può arrendere, non si deve, dobbiamo sempre ricordarci e ricordare agli altri che vivere è un’opportunità e non una condanna.