Potrebbe essere un ottimo titolo per una raccolta di poesie contemporanee, purtroppo è un’agghiacciante realtà.
Nell’Oceano Pacifico navigano, quasi invisibili sotto il pelo dell’acqua (sono difatti difficilmente riscontrabili nelle foto satellitari), senza che se ne parli molto nei media mainstream (come potrebbe essere il contrario?), enormi (due volte la superficie degli Stati Uniti!) ammassi di rifiuti, 100 milioni di tonnellate, esempio per tutti noi di ciò che stiamo combinando al mondo. Tali formazioni, chiamate dagli oceanografi “marine debris“, sono state scoperte già negli anni ’90 e da allora sono solo aumentate di numero e dimesione. Parliamo forse del più grande disastro ecologico della storia dell’umanità.
Per quanto ancora useremo la plastica, per quanto saremo così insensati? Esistono oggi materiali simili alla plastica, ma completamente biodegradabili, una sorta di “bioplastica”. Già esistono bicchieri, posate, piatti, shoppers, fatti con tali materiali. Cosa aspettiamo a comprarli?
Ecco il sito di un’azienda italiana che vende prodotti in plastica biodegradabile ordinabili on-line:
www.quibio.it
È pur vero che per produrre plastica biodegradabile, costituita da derivati del mais, c’è bisogno di utilizzare prodotti destinati al consumo alimentare umano, con i medesimi rischi del biocombustibile, ossia alzare ulteriormente il prezzo degli alimenti, aumentando quindi il dramma della difficoltà di accesso al cibo nel mondo.
Ritiriamo fuori quindi i cari vecchi piatti e bicchieri di ceramica, di legno o di vetro, rimangono sempre la scelta migliore. E non si muore di certo per aver lavato due stoviglie…
Il mondo cambia solo se noi cambiamo.