Obama e il sogno americano
Vi ricordate l’emozione di tutti i media all’elezione di Obama a presidente degli Stati Uniti? Doveva essere il presidente del cambiamento, del progresso, della rinascita, le solite menzogne insomma, almeno a vedere questo 2009 che volge al termine. E inaspettato è giunto anche il premio Nobel per la Pace, con lo stupore generale, ben altre persone avrebbero potuto riceverlo: ad esempio il presidente boliviano Evo Morales, che da umile indigeno è riuscito a farsi eleggere democraticamente per due volte con una schiacciante maggioranza, a riformare la costituzione proteggendo i beni comuni come l’acqua e le altre risorse, a sradicare l’analfabetismo, a ridurre le disparità sociali: andatevi a leggere la sua storia, è commovente e esemplare.
Ad oggi ben poco però è cambiato nei fatti del nuovo governo statunitense, dimostrazione del fatto che Obama, con tutte le buone intenzioni, non può molto in un paese palesemente governato dalle corporations e dalle lobby. Il sogno americano per tanti popoli del mondo è un incubo (ne cito solo alcuni): in Honduras, dove un golpe militare ha spodestato il presidente democraticamente eletto, con ormai il consueto appoggio degli Stati Uniti alle dittature sud americane; in Afghanistan, dove il Nobel per la Pace conduce una guerra sanguinaria e assassina, che non ha portato che miseria e dolore; a Cuba, che subisce da più di 40 anni l’embargo da parte del governo USA, embargo condannato decine di volte dall’Assemblea dell’ONU, popolo che sopporta l’esistenza di un carcere illegale come quello di Guantanamo, l’ennesima promessa non mantenuta di Obama, ossia l’immediato smantellamento mai avvenuto; in Iraq, dove gli Stati Uniti prima hanno appoggiato il dittatore Saddam Hussein, poi hanno condotto una guerra infinita (una vera e propria occupazione militare dal 1990 ad oggi) dove soffrono (come in ogni guerra) solo i più poveri e indifesi; negli Stati Uniti, dove è stata approvata nel 2009 una spesa di 730 miliardi di dollari in armamenti invece che in misure per la riduzione della povertà che affligge milioni di statunitensi; a Copenaghen, dove Obama, osannato alle sue elezioni come il pioniere della “green economy” è arrivato defilato, così come se ne è andato, non rispettando le procedure delle Nazioni Unite e portando come proposta il nulla più totale, per un paese che contribuisce per il 25% delle emissioni nocive del mondo. Pensate che la Cina si è impegnata entro il 2020 a ridurre del 40% le proprie emissioni, gli Stati Uniti niente.
E noi inseguiamo da 30 anni il sogno americano? Un paese dove, tra mille difficoltà e ostruzionismi, si discute ora, nel 2009, del diritto alla salute per tutti? Un paese che a causa delle speculazioni sui mutui subprime di banchieri senza scrupoli (mutui per lo più di persone disagiate, cadute nella povertà più terribile) ha portato ad una delle peggiori crisi economiche della storia dell’umanità? Un paese dove è un diritto possedere un’arma? Il governo che ha appoggiato dittature in ogni parte del mondo sino a che era suo comodo, che ha scatenato e ha fatto guerre in ogni parte del mondo (più di chiunque altro) per difendere i propri interessi economici, uccidendo milioni di povere persone?
Se Obama avesse chiesto scusa a tutti gli abusi perpetrati dai suoi predecessori, se avesse veramente sostituito alla guerra il dialogo con i fatti e non con le parole, se avesse realmente cambiato la politica interna del suo paese, allora sarebbe stato un vero progresso per l’umanità intera. Ma non lo ha fatto, non ha il potere di farlo.
E noi italiani siamo governati da mafiosi rappresentanti in pieno del sogno americano, uomini fatti da soli (a parte qualche aiuto da destra e sinistra nei vari anni, dalle impunità alle concessioni), che futuro possiamo sperare con queste persone? Cosa possiamo sognare del nostro futuro quando ci chiudono tutte le porte in faccia se non sei amico, parente o ricco? Questo grande senso religioso che dicono nasca dalle parole di Gesù, dove è ora nei cuori degli italiani? L’amare il prossimo come se stessi, l’uguaglianza e la fratellanza, l’onestà e la coerenza, dove sono quando lasciamo alla morte e al dolore le persone sfuggite alla miseria da noi creata?
Mi auguro che questo 2010 porti soprattutto e in tutto il mondo giustizia: giustizia per gli onesti, per gli umili, per gli ultimi, per i dimenticati da dio, per gli affamati, per i malati, per i disoccupati, giustizia per tutti noi che ogni giorno ci domandiamo cosa possiamo fare per alleviare i dolori dell’umanità, che rifiutiamo tutte le offerte in cui ci propongono di vendere la nostra onestà, giustizia per tutti coloro che sono morti ingiustamente in ogni parte del mondo, per tutti coloro che per lottare per un mondo migliore sono stati imprigionati, per tutti i popoli che hanno scelto una via diversa al capitalismo, una via fatta d’umanità e senso del bene comune, per tutti i popoli compreso il nostro che subiscono l’avidità inarrestabile del capitalismo, giustizia per l’umanità intera, per le meraviglie della natura, per ogni atto d’amore non ricambiato.
Non c’è speranza senza sogno, non c’è sogno in cui valga la pena credere se non contempla la giustizia e la pace per tutti, il futuro è sognare da svegli.
Io questo anno voglio sognare GIUSTIZIA.