Articolo 1: Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Purtroppo mai come oggi nel nostro paese lo spirito di fratellanza è divenuto motto privo d’essenza, l’odio e l’indifferenza permeano la nostra società, colpendo in particolar modo gli stranieri e i più deboli; l’aiuto reciproco, la solidarietà umana, in Italia sono ormai eventi sporadici, nascosti o manipolati dai media, i vari governi non si occupano di implementare la tutela dell’eguaglianza nei diritti, anzi sempre più spesso legiferano per creare privilegi ingiusti: il rientro dei capitali dall’estero pagando solo il 5% di aliquota (gli italiani “normali” di media pagano il 40%), l’autorizzazione a procedere richiesta per le limitazioni della libertà personale di un parlamentare (quasi mai concessa in Italia), le pensioni dei parlamentari, i vari condoni fiscali e edilizi, sono solo alcuni esempi di privilegi accordati dal nostro Stato, in evidente contrasto con l’uguaglianza del diritto per tutti gli esseri umani.
Articolo 2: Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.
In Italia non esiste ancora una legge organica sul diritto di asilo, l’accesso all’istruzione diviene sempre più appannaggio delle famiglie ricche, diminuiscono a dismisura gli aiuti per le famiglie più povere (l’ISTAT calcola in 8 milioni gli individui poveri in Italia, il 13,6% della popolazione, riferiti al 2008, l’Italia dedica agli individui poveri solo il 4,5% del PIL, contro una media europea dell’8%), di fatto impedendo a milioni di italiani di vivere con dignità, il divario di retribuzioni tra donne e uomini risulta ancora presente (il 15% in meno a parità di qualifica), la Chiesa Cattolica, oltre all’8 per mille, riceve ancora l’esenzione dell’ICI sui propri immobili, non esiste una legge che dia diritti alle coppie di fatto, gli stranieri e i ROM vengono trattati come delinquenti a prescindere, con deportazioni e carcerazioni arbitrarie (i CPT). Insomma la discriminazione in Italia è in aumento e sostenuta (o non limitata) dai vari governi che si sono succeduti negli ultimi anni.