Sonia Alfano 7 ottobre 2010
Le minacce e la noncuranza
Questa mattina i quotidiani siciliani hanno pubblicato una foto della piazza di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) intitolata a mio padre, Beppe Alfano, giornalista ucciso dalla mafia nel 1993 per le sue inchieste e per i suoi articoli. “Intitolata” per modo di dire, visto che l’Amministrazione non ha ancora trovato il tempo di apporre la targa commemorativa (che in tutte le altre nuove vie e piazze sono invece state apposte); si tratterà sicuramente di un errore, di una sventurata dimenticanza, perchè mai dubitarne?
Sul pavimento della “sarà piazza Beppe Alfano” era comparsa alcuni giorni fa la scritta “Viva la mafia”. Una scritta che purtroppo non è una coincidenza: solo domenica scorsa sono stata a Messina in occasione della commemorazione del professore Adolfo Parmaliana e ho parlato del sistema barcellonese e delle collusioni tra mafia e istituzioni nel messinese. Ho fatto, come sempre, nomi e cognomi, ho raccontato circostanze vecchie e nuove. Forse, quel giorno, qualche ambasciatore presente in sala è corso subito a riferire a chi di dovere che ora, con quella vernice rossa, mi informa di aver ricevuto il messaggio.
Voglio dire solo una cosa rispetto a questa vicenda, ovvero che se qualcuno pensa che con questi gesti la mia attività politica e sociale, e quella della mia famiglia nell’ambito dell’antimafia, possano risentirne, possano rallentare, allora comunico all’autore che è come se avesse buttato benzina sul fuoco: questi gesti sono sinonimo della bontà delle nostre tesi e delle nostre battaglie, e sono stimolo a proseguire ancora più decisi di prima.
Un’ultima considerazione voglio riservarla ancora all’amministrazione di Barcellona, guidata dal sindaco Candeloro Nania: anche dopo la pubblicazione delle foto sui giornali nessuno si è preso la briga di cancellare quella scritta in un luogo così importante per la coscienza antimafia messinese. Quella permanenza, quella volontà di non cancellare un insulto alla memoria di mio padre non può essere casuale. Lo reputo un atto deliberato, e se così non fosse vorrei le prove del perchè nessuno si è mosso. La scritta adesso è stata coperta, solo qualche ora fa, da alcuni nostri familiari, indignati per quanto accaduto e ancor di più per questo ennesimo affronto dell’Amministrazione Comunale di Barcellona. Purtroppo, noi “Alfano”, alla solitudine, all’isolamento e alla delegittimazione ci abbiamo fatto l’abitudine. Ma arrenderci no, quello mai, se lo tolgano dalla testa.
Purtroppo non mi soprende che per il momento, sono le 17 mentre scrivo, gli unici attestati di solidarietà alla mia famiglia sono arrivati da Antonio Di Pietro e Beppe Lumia. Questo si che è triste e frustrante.