Avvio oggi una rubrica che dimostra come sia possibile trarre insegnamenti di valore etico da ogni persona, paese, governo, comunità o popolo del mondo; riporterò notizie di azioni e comportamenti che rendono concreti concetti come equità, solidarietà e giustizia, in questo mondo e in questa umanità.
Noboa condannato per frode fiscale
In Ecuador il cinque volte candidato presidente della Repubblica Álvaro Fernando Noboa, l’uomo più ricco dell’Ecuador e uno dei più ricchi del mondo, dopo un processo durato anni, è stato condannato per evasione fiscale, per 98 milioni di dollari (per precisione, è stata condannata la sua azienda di esportazione di banane “Exportadora Bananera Noboa”). Al contrario che in Italia (in cui l’omologo di Noboa, Silvio Berlusconi, è stato al governo per 20 anni) il popolo ecuadoriano non solo non lo ha mai eletto come presidente, ma ha fatto vincere lo schieramento opposto dell’attuale presidente Rafael Correa, Alianza PAIS, che ha portato (tra i vari progressi in ambito sociale e economico) un rafforzamento della giustizia, una seria lotta all’indigenza, una maggiore partecipazione cittadina alla politica, una democratizzazione dei mezzi di informazione, una maggior tutela dell’ambiente: il tutto partendo dalla riforma, attraverso consultazioni e referendum popolari, della Costituzione Ecuadoriana nel 2008, ora tra le più evolute al mondo. E tutto ciò ha portato a delle conseguenze concrete: visto che Noboa non vuole pagare (anche lui accusa di essere perseguitato politicamente), da qualche tempo sono cominciati gli espropri e la vendita all’asta dei beni del magnate.
Trovo il carcere una soluzione degradante per la dignità umana, dettata più per appagare il senso comune di vendetta, che quello di giustizia.
Sarebbe bello se anche nel nostro paese la giustizia, al delinquente Berlusconi, avesse espropriato i beni, piuttosto che condannarlo a due anni di interdizione dai pubblici uffici (quando a mio parere avrebbe dovuto essere interdetto perpetuamente dagli stessi), 4 anni di detenzione (di cui 3 da non scontare grazie all’indulto del 2006 votato da PD e PDL) e 10 milioni di euro a titolo di provvisionale.
Big Pharma battuta dallo Stato Indiano
Il termine “Big Pharma” è utilizzato per definire l’insieme delle grandi industrie farmaceutiche multinazionali. Il termine nasce dal libro del giornalista inglese Jacky Law “Big Pharma – Come l’industria farmaceutica controlla la nostra salute”. La descrizione del libro edito in Italia dall’Einaudi: “Un durissimo atto d’accusa contro le multinazionali farmaceutiche che dominano il piú redditizio business al mondo, quello della malattia. Dopo la lettura di questo libro, ogni volta che prenderete una medicina vi chiederete se fa bene a voi o se fa bene a loro.“
Ad aprile del 2013 la Corte Suprema indiana ha respinto il ricorso dell’industria farmaceutica svizzera Novartis relativo al brevetto di un farmaco anti tumore: i giudici hanno stabilito che l’industria locale indiana ha il diritto a produrre il medicinale Glivec come farmaco generico low cost per salvaguardare il diritto alla salute della popolazione.
Un mese prima, nel marzo 2013, la Corte Suprema indiana respinge anche il ricorso della Bayer, che chiede l’annullamento della decisione di cedere all’indiana Natco Pharma un brevetto per produrre a basso costo il Nexavar, usato per curare il tumore al fegato e ai reni. La Bayer vendeva il medicinale a circa 5.600 dollari per 120 compresse necessarie ad un mese di cure, mentre il prezzo della versione generica indiana è di 175 dollari per la stessa dose. Un anno fa, il governo indiano aveva concesso il brevetto alla Natco Pharma con la motivazione che ”doveva essere alla portata della maggior parte dei malati”.
Trovo aberrante che si possa speculare sulla salute umana; penso che molti dei medici che lavorano nelle multinazionali farmaceutiche tradiscano il giuramento di Ippocrate e il codice di deontologia medica a cui dovrebbero attenersi: dovrebbero quindi essere radiati dall’ordine di cui fanno parte. Questa sarebbe secondo me giustizia.
La costituzione islandese
A seguito della crisi economica del 2008, il 27 novembre 2010 in Islanda è stata eletta una Consulta Costituzionale con lo scopo di redigere la bozza di una nuova Costituzione. Il processo di stesura ha visto per la prima volta l’utilizzo di un percorso di partecipazione popolare attuato principalmente attraverso internet. Dopo circa un anno di consultazioni e dibattiti, il 29 luglio 2011, la Consulta ha presentato al Parlamento la bozza della nuova Costituzione islandese, che il 20 ottobre 2012 è stata approvata tramite un referendum popolare. Ora si attende la ratifica da parte del Parlamento.
Alcuni dei principi più innovativi della nuova carta costituzionale sono:
– tutela dell’ambiente e inalienabilità delle risorse naturali: In Islanda le risorse naturali non sono di proprietà privata ma sono proprietà comune e perpetua della nazione. Nessuno può acquisire le risorse naturali e i relativi diritti come proprietà o uso permanente e queste non possono mai essere vendute o ipotecate (art. 34).
– libertà di espressione e diritto di accesso alla rete internet: Tutti hanno libertà di opinione, di coscienza e il diritto di esprimere i propri pensieri. Censura e altre limitazioni sulla libertà di espressione non sono ammesse. Le uniche limitazioni consentite dalla legge sono per la protezione dei minori, per la sicurezza, per la tutela della salute, dei diritti o la reputazione di altri come si conviene in una società democratica. I Governi devono garantire le condizioni per lo svolgimento di un dialogo aperto e informato. È vietato impedire l’accesso a Internet e alla tecnologia informatica senza una sentenza del giudice che applichi le medesime condizioni necessarie per la limitazione della libertà di espressione (art. 14).
Diritto all’informazione e dovere di trasparenza della Pubblica Amministrazione: Chiunque è libero di raccogliere e diffondere informazioni. L’amministrazione pubblica è trasparente e deve custodire documenti e verbali, registrare e documentare gli atti, la loro origine, processo ed esito. Tali dati sono distrutti se non a norma di legge. Le informazioni e i dati in possesso del Governo sono disponibili senza alcuna eccezione e l’accesso pubblico a tutti i documenti raccolti o custoditi dagli enti pubblici è garantito dalla legge. Un elenco di tutti i dati e i documenti detenuti dal Governo, la loro origine e il loro contenuto, è accessibile al pubblico (art. 15).
Partecipazione democratica: Il due per cento degli elettori può presentare un’istanza al Parlamento. Il dieci per cento degli elettori può presentare un progetto di legge in Parlamento. Il Parlamento può presentare una controproposta nella forma di un altro disegno di legge. Se il disegno di legge degli elettori non viene ritirato è sottoposto a referendum, così come il disegno di legge del Parlamento se introdotto. Il Parlamento può decidere se rendere il referendum vincolante. Il Parlamento deve votare la proposta di legge da parte degli elettori entro due anni dal momento della presentazione della proposta in Parlamento (art. 66).