Alcuni stralci estratti dalla raccolta di poesie di Walt Whitman “Foglie d’erba”, meravigliosa creazione, parole scritte con il cuore nobile di un essere umano. Ne aggiungerò altri man mano che continuerò con la lettura.
Poesia di Walt Whitman, un americano
[…]
Non c’è mai stato più inizio di quanto ce ne sia ora,
Né più giovinezza o vecchiaia di quanto ce ne sia ora,
E non ci sarà mai più perfezione di quanta ce ne sia ora,
Né più paradiso o inferno di quanto ce ne sia ora.
Sprona, e sprona, e sprona,
Sempre la procreante spinta del mondo.
[…]
Chiara e dolce è l’anima mia, e chiaro e dolce è tutto ciò che non è l’anima mia.
Se manca una mancano entrambi, e il non visto è provato dal visto, Fino a che questo diventa invisibile, e viene a sua volta provato.
[…]
Passanti mi interrogano e mi circondano,
La gente che incontro – l’effetto che hanno su di me i primi anni della mia vita, il quartiere, la città in cui vivo e la nazione,
Le ultime notizie, scoperte, invenzioni, società, autori vecchi e nuovi, La mia cena, abiti, conoscenti, la moda, il lavoro, i complimenti, i doveri,
L’indifferenza reale o presunta di qualche uomo o donna che amo,
La malattia di uno dei miei, o di me stesso, o la malvagità, perdita o mancanza di denaro, depressioni o euforie,
Mi raggiungono di notte e di giorno, e se ne vanno di nuovo,
Ma non sono il mio vero Io.
Separato da ciò che tira e trascina sta ciò che io sono,
E sta divertito, compiaciuto, compassionevole, pigro, unitario,
Guarda verso il basso, sta eretto, piega un braccio in un fermo impalpabile gesto di riposo,
China curioso la testa da un lato, per vedere ciò che accadrà in seguito, Sia dentro che fuori del gioco, guardando con attenzione e
meraviglia.
Guardando indietro vedo i miei sudati giorni quando mi affannavo nella nebbia tra linguisti e avversari,
Non ho argomenti o battute – do testimonianza e aspetto.
Credo in te anima mia – l’altro che io sono non deve umiliarsi davanti a te,
E tu non devi umiliarti davanti all’altro.
Indugia con me sull’erba, sciogli il nodo che ti serra la gola,
Né parole, né musica, né rima io voglio – né consuetudini o discorsi, nemmeno i migliori,
Solo l’incanto, il mormorio della tua voce modulata.
Ricordo come giacemmo a giugno, in quel trasparente mattino d’estate, Mi ponesti la testa tra i fianchi e, delicatamente ti voltasti verso di
me,
E mi apristi la camicia sul petto, e affondasti la tua lingua nel mio cuore aperto,
E cercasti fino a sentire la mia barba, cercasti fino a toccarmi i piedi.
Subito è sorta e si è diffusa intorno a me la pace e la gioia e la consapevolezza che superano ogni arte e argomento terreno,
E so che la mano di Dio è la promessa della mia,
E so che lo spirito di Dio è fratello del mio,
E che ogni uomo nato su questa terra è anche mio fratello, e che ogni donna mi è sorella e amante,
E che la chiglia della creazione è amore,
E che infinite sono le foglie, secche o che marciscono nei campi,
E le scure formiche nelle piccole cavità sotto di loro,
E le croste muschiose dei recinti, dei mucchi di pietre, sambuco, verbasco, e morella.
Un bambino disse, Che cos’è l’erba?, portandomene a piene mani; Che cosa potevo rispondere al bambino? No so che cosa sia più di quanto ne sappia lui.
[…]
Il più piccolo germoglio mostra che in realtà non esiste la morte,
E se mai è esistita, portava alla vita, e non aspetta la fine per arrestarla, Ed è cessata nel momento in cui è apparsa la vita.
Tutto va avanti e viene fuori – niente si distrugge,
E morire è diverso da ciò che s’immagina, ed evento più fausto.
Qualcuno ha mai pensato alla fortuna di essere nato?
Mi affretto a informarli, uomo o donna che siano, che è evento altrettanto fausto morire, e io lo so.
Faccio esperienza di morte con chi sta morendo, e di nascita con il bambino appena lavato, e non sto tutto tra il cappello e gli
stivali,
E mi servo di svariati oggetti, non due uguali tra loro, e tutti ugualmente buoni,
La terra è buona, e le stelle sono buone, e i loro corpi aggiunti ugualmente buoni.
Non sono una terra né un corpo aggiunto della terra,
Sono l’amico e il compagno della gente, proprio tutta, immortale e incomprensibile come sono io;
Non sanno quanto sono immortali, ma io lo so.
[…]
Tenere insieme gli uomini con carte e sigilli, o con la forza, a nulla serve,
Solo ciò che è principio vitale tiene gli uomini uniti, come ciò che
unisce le membra del corpo o le fibre delle piante.