Sento il dovere di continuare questa “rubrica” che tenta di ridare dignità alle parole, di chiarificarne il significato originario, in contrapposizione a quello storpiato dai mezzi d’informazione (e da tanti personaggi conosciuti del panorama politico, economico, sociale) per ignoranza o consapevole volontà mistificatoria.
comunicare v. tr. e intr. [dal lat. communicare, der. di communis «comune».]
1. Rendere comune, far conoscere, far sapere; per lo più di cose non materiali: c. pensieri, idee, sentimenti; c. la propria scienza; c. il coraggio, il timore; riuscì a comunicarmi la sua ansia. Per estens., dire qualcosa, confidare: c. una notizia, un segreto; mi hanno comunicato la data del matrimonio; e con valore reciproco: comunicarsi le proprie impressioni. Quindi anche divulgare, rendere noto ai più: c. un avviso, un annuncio; la televisione ha comunicato la notizia.
Fonte: Vocabolario Treccani
Cosa è oggi comunicare? I più pensano sia il semplice condividere parole, video, audio con gli altri, che sia verso un insieme indeterminato di persone, che sia verso i propri amici più cari, che sia un pensiero profondo, che sia un’affermazione superficiale. Eppure nel significato originario, che oggi pare perduto, significa “rendere comune”, per lo più cose non materiali. Comunicare quindi significa condividere emozioni, sentimenti idee e pensieri. Eppure la società odierna ha un’immagine del comunicare legata principalmente al mezzo della comunicazione (smartphone, Whatsapp, Skype, etc.) piuttosto che al comunicato, più al contenitore quindi che al suo contenuto.
Mi occupo di comunicazione per lavoro, in particolare nel settore del marketing e, ancor più specificatamente del web marketing.
E più lavoro, più mi rendo conto quanto comunicare emozioni, sentimenti idee e pensieri sia sempre più difficile. E ciò, per la maggior parte dei casi, perché la cultura che si è formata attorno ai nuovi prodigiosi apparati di comunicazione, è orientata non a creare comunicazione vera, bensì a saturare di informazioni (spesso futili) che non permettano di pensare autonomamente, di fermarsi a riflettere. La rapidità e la quantità stanno rendendo sterile il contenuto dell’informazione.
Ciò impedisce ai messaggi importanti, alla comunicazione nel senso originale, di avere la medesima efficacia di un tempo. Al giorno d’oggi si accavallano immagini e parole, si usano elaborati strumenti di marketing e profonde analisi sociologiche, pur di vendere qualsiasi cosa, anche se inutile o di scarsa qualità. E ci siamo tutti adeguati a questa forma deviata di “comunicazione”.
Si mistifica il messaggio, si spacciano emozioni attraverso parole e immagini con l’unico fine di confondere la persona e riuscire a convincerlo che sarà più felice con l’ultima auto uscita, con l’ultimo telefono portatile, con l’ultimo detergente profumato.
Eppure non c’è nulla che possa rendere più felici del comunicare veramente, di quello scambio di emozioni, sentimenti, idee e pensieri tra le persone. Aver creato un sistema di valori in cui la comunicazione viene sentita come qualcosa di banale e principalmente a scopo pubblicitario, è una delle più grandi responsabilità di managers, società commerciali e governi fantoccio, entità come banche e imprese multinazionali avide di denaro che stanno distruggendo il globo, capeggiate da pochi scaltri individui, che ormai hanno perso ogni umanità nella loro follia del guadagnare sempre più e non avere nessun riguardo per le persone. Ma allo stesso modo sono responsabili tutti gli esseri umani che non si fermano a riflettere su quanto sia importante tornare al concetto originario di comunicazione, continuando a cercare ossessivamente in ogni modo di rendersi visibili, in questo mondo virtualizzato, attraverso l’eccezionale, lo scoop personale o il semplice comunicare cosa si sta facendo (per quanto banale) in un dato momento, per (troppo spesso) semplicemente combattere la propria solitudine interiore.
Sì, perché di questo possiamo esser certi: è paradossale, ma nell’epoca della “comunicazione” non si sa più cosa dire, non c’è dialogo, non si comunica più nel senso originario, si è disconnessi con la vita. Le emozioni vanno vissute e, a meno di non essere un talentuoso artista (o almeno di dedicarsi all’arte con impegno), difficilmente le nostre brevi parole di un SMS o di un messaggio su un social network o un “selfie”, potranno trasmettere la vibrante relazione profonda, fatta di sentimenti e emozioni, che esprime l’animo umano, potranno instaurare un dialogo sincero.
I mezzi con cui comunicare oggi sono impressionanti, ciò che manca però è il cuore e la mente delle persone, il vero senso della comunicazione, che è trasmettere emozioni, sentimenti, idee e pensieri.
Senza di ciò non possiamo capire la nostra vera natura, scoprire quanta bellezza è nascosta dentro ogni individuo, perché viene sotterrata da una forma (la velocità e la quantità) che sta uccidendo la sostanza (la qualità).
Comunicare veramente, esprimere sinceramente il proprio sentire, è il primo atto di amore, di apertura, necessario per evolvere, confrontandosi rispettosamente con chi ci circonda, con la vita e trovare percorsi comuni per migliorare il genere umano. E ci vuole tempo per riflettere prima di dire: è necessario del tempo, la giusta lentezza, che il deviato senso della comunicazione odierna sta cercando (purtroppo con un certo successo) di sopprimere. Impediamo che ciò continui.
“Una società deprivata dell’amore in tutte le manifestazioni della vita sociale è una società destinata a produrre persone depresse.” – Paolo Franceschetti