Spesso si confonde la sensibilità con una supposta capacità di intuizione che necessariamente deve avere la persona sensibile; una sorta d’arte divinatoria in grado di percepire, non si sa bene come, cosa l’altro pensa.
Interpretare cosa l’altro pensa implica necessariamente l’esprimere un giudizio sulla persona; sensibilità invece è capire se una persona sta bene o male, sostenerla in entrambe i casi, chiedendo perché e come. Se la persona non esprime il proprio agio o disagio, l’altrui non intervenire non è mancanza di sensibilità, bensì mancanza del giudizio verso l’altro; non sapendo cosa l’altro sinceramente pensa è sensato astenersi dal giudizio, per non rischiare di farsi un’idea sbagliata e compromettere così una relazione umana, il bene più prezioso.
Perciò che stiate bene o che stiate male, ditelo con sincerità, non attendete possibili interpretazioni, non diventate enigmatici: chi vi vuole bene, gli orecchi sensibili, i veri amici, immancabilmente vi staranno ad ascoltare e vi rispetteranno.
Piccolo viaggio nel profondo interiore…
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