I problemi che viviamo non sorgono dagli aspetti materiali dell’esistenza (possesso, controllo e dominio delle risorse, degli strumenti, degli esseri viventi): le dinamiche di accaparramento e di sopraffazione di alcuni su altri sono solo la manifestazione di cause ben più profonde, radicate nella nostra mentalità e nella nostra cultura.
Il sistema capitalistico ha già comprato L’Italia da tempo, anzi, ha fatto molto di più. Ha reso le persone anestetizzate, incapaci di mettersi in discussione, incapaci di vedere al di là del pensiero lineare, frutto di due secoli di industrializzazione. Le ha rese arroganti, avide, individualiste, paurose, ipocrite, incapaci di ascoltare l’altro, di dialogare, nell’illusione di poter essere senza essere insieme.
Nessuno è innocente, nessuno ha colpe, tutti siamo responsabili.
L’unica salvezza sta in una trasformazione interiore che porti ad evolvere il nostro modo di pensare, cambiando i nostri schemi cognitivi verso una visione sistemica della vita.
Significa istante dopo istante impegnarsi a migliorare i propri comportamenti, significa coltivare i propri talenti e sostenere le altre persone a fare altrettanto, perché si comprende che non si può vivere senza interdipendenza. Oggi (e forse sempre così è stato) è l’attività creativa, l’immaginazione, la sperimentazione e la realizzazione di un mondo nuovo, basato su modelli e processi differenti, che può permetterci di superare le sfide della nostra epoca.
Non è una guerra di “noi contro loro”: il dramma dell’umanità è tutto interiore. È un problema più di coscienza che di conoscenza.
Fino a che non ci riconosceremo nuovamente in un’unità indissolubilmente legata, che è la realtà della vita, non supereremo le crisi cicliche della nostra epoca e non potremo costruire un mondo migliore, basato sulla pace e sull’armonia tra tutti gli esseri viventi.