A chi non piace viaggiare? Il pianeta è pieno di mete meravigliose, sia da un punto di vista naturalistico che storico, sociale e culturale.
Ma viaggiare implica utilizzare dei mezzi e quindi delle risorse.
Oggi l’aereo ci permette di raggiungere qualsiasi destinazione nel mondo. Ma è anche il mezzo più inquinante in assoluto, quindi che danneggia la vita.
Eppure l’aero costa meno del treno. Come mai?
Il motivo è nelle scelte politiche effettuate: il cherosene, il carburante utilizzato prevalentemente per gli aerei di linea, è detassato.
I lavoratori del settore hanno contratti sempre peggiori, con garanzie e diritti sempre più compressi e ridotti.
Non viene tassato l’inquinamento provocato dai voli, che danneggia tutte le forme di vita.
Si paga con ingenti investimenti pubblici l’infrastruttura aeroportuale il cui guadagno finisce però prevalentemente nelle tasche dei privati.
Il trasporto ferroviario invece è prevalentemente in mano ad un gestore monopolista, lo Stato. È quindi quasi interamente di tutti noi cittadini. Per tale ragione quasi tutti i contratti di lavoro del settore hanno le garanzie minime previste in Costituzione (diritto alle ferie, ad un’adeguata retribuzione e all’adeguato riposo ex art. 36 Cost. It., all’assenza per motivi di salute ex art. 32 Cost. It.).
Il costo manutentivo dell’infrastruttura ferroviaria poi è nettamente minore.
Inoltre il treno è in assoluto uno dei mezzi più ecologici per spostarsi, quindi i costi a medio e lungo termine sulla salute e sull’ambiente sono nettamente minori.
Ma se al governo dello Stato ci continuiamo a mettere gente collusa con il potere economico, continuerà a perseguire gli interessi dei ricchi e non di tutta la Nazione. Per questo i biglietti del treno costano più di quelli aerei.
Il problema è quali interessi protegge chi mettiamo al governo del Paese: quelli della Nazione o quelli di gruppi di potere privati e particolari.
A chi dice quindi “non mi interessa la politica” ricordo che è questa che determina il peggioramento o il miglioramento della qualità della vita di ognuno di noi.
La distorzione del sistema è che tende a massimizzare il profitto di pochi, a prescindere se ciò sia o meno di beneficio anche ai molti. Anzi, è proprio il male di molti che garantisce il bene di pochi, perché è un sistema basato sulla scarsità, sui rapporti di forza per accaparrarsi le risorse, sul sovraconsumo di alcuni a discapito del sottoconsumo di altri. Così funziona il sistema socioeconomico dominante.
Ormai la carne spesso costa quanto la verdura: anche questo è determinato dagli incentivi per il settore zootecnico, anche se produrre carne costa molto di più economicamente rispetto a produrre verdure. Per non parlare dei maggiori impatti ambientali, oltre alla barbara sofferenza agli animali.
Si tratta di scelte politiche, scellerate, ma scelte politiche. Tutto ciò è sostenuto dall’insieme delle azioni dei singoli, ognuno ha la sua parte di responsabilità.
Tutti si emozionano di fronte ad una cucciolata di cagnolini, di gatti, di conigli, di maialini, salvo poi grigliare copiosamente e sovraconsumare carne come se non ci fosse un domani.
Il punto è che chi giustifica il sistema predatorio del libero mercato pensa sia necessario in quanto la concorrenza stimola il progresso e invoglia le persone a lavorare di più e meglio, nonché pensa sia un modo per garantire la libertà individuale.
Ma la realtà dimostra tutto il contrario: le persone fuggono dal lavoro come possono, perché stressate da ritmi assurdi e concorrenza spietata, nonché con retribuzioni inadeguate. Non scelgono il lavoro, ma sono costretti ad accontentarsi di ciò che c’è sul mercato, contravvenendo così a quanto statuito dall’art. 4 della Costituzione.
Credo fermamente che per creare una società equa, giusta, che sappia evolvere e progredire, non c’è bisogno di mettere tutti contro tutti, in una gara infinita dove chi perde muore. Credo vi sia bisogno invece di un’educazione che sappia facilitare l’emersione dei talenti che ognuno ha, che sappia insegnare il valore della collaborazione e del lavoro di squadra, che sappia imprimere il valore della responsabilità delle proprie azioni verso se stessi e verso la comunità in cui si vive. Che sappia dare una cultura enciclopedica e che sviluppi l’innata capacità umana di pensare in maniera divergente e sistemica, creativamente.
La visione meccanicista e riduzionista che ha portato al sistema socioeconomico dominante ha peggiorato la qualità della vita dei più e ha generato pochi malati di mente disposti a calpestare chiunque e qualsiasi cosa pur di accumulare beni e denaro, rendendo la vita dei più un inferno. Il prevalere dell’avidità, dell’ignoranza e dell’arroganza ci hanno portato a tale condizione. Ora è il momento di recuperare la propria dignità e la dignità come comunità e impegnarsi a coltivare la cultura, l’educazione, la generosità, la solidarietà, la sincerità, il senso di giustizia e di equità. Che è quello che mi impegno a fare io ogni giorno.
La felicità di ognuno dipende da queste scelte cruciali di ogni persona per un’evoluzione migliorativa del sistema socioeconomico del Paese.