La vera storia della festa della donna

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Ho avuto la fortuna di avere una madre e una nonna meravigliose: mi hanno insegnato ad impegnarmi per gli altri con sacrificio, pazienza e costanza, ad amare tutto e tutti.
Mia nonna non sapeva né leggere né scrivere, ma aveva un cuore grande e aiutava sempre ogni persona, a prescindere da chi fosse e da come si comportasse. Mia mamma mi ha insegnato ad amare la natura, lei aveva il pollice verde e un amore smisurato per le piante; mi ha insegnato a sostenere i più giovani con l’esempio: lavorava all’università Sapienza nella segreteria didattica di Scienze politiche ed era amata da tanti studenti e studentesse che aiutava senza mai risparmiarsi, dialogando con i professori, arrabbiandosi animatamente con loro quando non rispettavano gli studenti facendoli impazzire con richieste assurde, perché si sentivano baroni; mi ha insegnato ad amare e sostenere la mia famiglia, anche quando qualcuno non si comportava bene, sempre con il suo esempio. Mia mamma si è sempre sacrificata per sostenere ogni familiare e ogni persona, come faceva mia nonna. Tutte e due non ci sono più, ma vivranno per sempre nel mio cuore. Spero di essere così fortunato un giorno di trovare una donna come mia nonna o mia mamma e mi sforzo ogni giorno di essere una persona migliore per meritarmi una donna come mia nonna o mia mamma.
Per questo oggi vi voglio parlare della vera storia della festa della donna, perché la memoria è importante, ci fa capire chi siamo oggi, perché e quali valori è importante coltivare per potersi considerare un vero essere umano.
La prima giornata della donna venne istituita negli Stati Uniti il 3 maggio 1908, in occasione della conferenza del Partito socialista di Chicago. In tale occasione la socialista Corinne Brown denunciò lo sfruttamento delle operaie, la discriminazione di genere, la necessità del suffragio universale e indisse il Woman’s Day. Sebbene i tempi non fossero ancora maturi per tali cambiamenti radicali, il suo intervento alimentò il sentimento di rivendicazione tra le donne lavoratrici. L’idea non prese subito piede, come avrebbe voluto. Fu necessario l’intervento dei vertici del Partito socialista americano affinché l’evento diventasse ricorrenza: le sezioni locali del partito furono invitate a riservare l’ultima domenica di febbraio 1909 all’organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile. Da lì partirono le prime battaglie e manifestazioni, fino alla celebrazione della prima Giornata della Donna il 23 febbraio 1909.
Questa data segna ufficialmente l’inizio di una nuova consapevolezza, portando il Partito Socialista Americano a creare una sezione dedicata alla lotta per i diritti delle donne. Il primo evento di massa si tenne un anno dopo, il 27 febbraio 1910, quando al Carnegie Hall ben 3mila donne parteciparono al Woman’s Day, sulla scia del grande sciopero a cui presero parte 20mila camiciaie di New York dal 22 novembre 1909 al 15 febbraio 1910. Forti di questa nuova ricorrenza, le donne socialiste americane, in occasione della seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste tenutasi a Copenaghen il 26 e il 27 agosto 1910, proposero di istituire una giornata internazionale dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne, ma in tale occasione non venne presa una decisione al riguardo. Negli Stati Uniti continuarono a festeggiare il Woman’s Day l’ultima domenica di febbraio e la ricorrenza, dopo Copenaghen, iniziò a circolare anche in diversi Paesi europei, sebbene non in date prefissate e senza una cadenza regolare. Di lì a qualche anno, scoppiò la Prima Guerra Mondiale. L’evento bellico comportò la sospensione di ogni tipo di celebrazione. Ma l’8 marzo 1917, a San Pietroburgo, un folto gruppo di donne scese in piazza per chiedere a gran voce la fine della guerra. Lo Zar ordinò ai cosacchi di reprimere la manifestazione, ma questi reagirono fiaccamente, dando l’idea di essere più dalla parte delle donne che da quella del potere. L’evento ebbe una tal partecipazione di massa che incoraggiò molte altre successive manifestazioni che portarono sino al crollo dello zarismo. È per questo che l’8 marzo 1917 è rimasto nella storia come il giorno in cui iniziò la Rivoluzione russa di febbraio ed è per questo che nella Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, tenutasi a Mosca il 14 giugno 1921, si decise di indicare l’8 marzo come Giornata internazionale dell’operaia, che poi, di anno in anno, si trasformò nella Festa della Donna che noi tutti conosciamo. In Italia, si dovette aspettare addirittura gli anni Settanta perché la ricorrenza avesse un riconoscimento ufficiale. E ciò avvenne soltanto sulla scia delle proteste del movimento femminista, in particolare sulla scia della manifestazione tenutasi a Roma l’8 marzo 1972 quando la polizia, senza alcun preavviso, caricò e malmenò migliaia di donne presenti in piazza, ree di gridare a gran voce slogan femministi allora assolutamente intollerabili per gran parte della società italiana. Per questo le vie di molte città sono dedicate all’8 marzo. Per questo è giusto che ogni anno si festeggi questa ricorrenza, che è molto più di un mazzolin di mimose o di una scatola di cioccolatini: è la Festa della Donna, ma soprattutto dei suoi diritti conquistati con grande fatica e ancora oggi non del tutto applicati, sia in Italia che in molte altre parti del mondo.

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