Cosa è successo alla classe politica di sinistra da quel fatidico giorno del 1991 in cui nacque il Partito Democratico della Sinistra ad oggi? Perché si è perpetrata nel giro di pochi anni l’erosione di diritti legittimamente ottenuti dal popolo italiano, anche da parte della cosiddetta sinistra? Chi sono i responsabili politici di tutto ciò?
Cerchiamo di partire ripercorrendo i fatti storici:
– Nel 1991 viene sciolto il Partito Comunista Italiano (fondato da Antonio Gramsci nel 1921) e dalle sue ceneri sorgono due nuovi partiti, il Partito Democratico della Sinistra e il Partito della Rifondazione Comunista
– Nel 1992, a cavallo tra la cosiddetta prima repubblica e la seconda, in piena tangentopoli, arrivano in sordina (durante il Governo “tecnico” di Ciampi) le prime stoccate ai diritti dei cittadini, con l’approvazione: 1- del D.Lgs. 502/1992, con cui tutti gli ospedali pubblici vengono trasformati in aziende ospedaliere, privilegiando così i criteri di economicità (a scapito della pubblica utilità e funzionalità) all’interno di dette strutture; 2- la legge quadro 109 del 1994 (detta Merloni Ter) in materia di lavori pubblici, la quale stabilisce che l’aggiudicazione degli appalti deve essere effettuata in base ad un unico criterio, ossia il prezzo più basso, privilegiando così l’economicità alla qualità dei lavori e alla tutela dei lavoratori (poiché ovviamente un’azienda, per poter offrire un prezzo più basso, interviene in principale modo o sulla qualità dei materiali scelti o sul salario e la sicurezza dei lavoratori).
– Alle prime elezioni politiche a cui si presenta, il P.D.S. ottiene un risultato elettorale a dir poco deludente (il 16,8%), ossia il 10% in meno dell’ultimo risultato del P.C.I. (che nella storia repubblicana si è sempre tenuto tra il 25% e il 30%, dimostrando questo il dissenso di buona parte della base elettorale al nuovo partito) perdendo così la posizione di secondo partito italiano per numero di voti.
– Nel 1993 il P.D.S. si schiera nel referendum elettorale a favore del sistema maggioritario, che l’anno seguente porterà ad un forte governo di centro-destra (con il 42,84% dei voti la Casa della Libertà ottiene il 57,14% dei seggi, percentuale vicina al quorum necessario per la modifica della Costituzione di cui all’art. 138), guidato da Silvio Berlusconi
– Nello stesso anno, alle elezioni amministrative, le coalizioni di sinistra escono vittoriose in quasi tutta Italia
– Nel 1994 per le elezioni politiche si crea una colazione delle forze di sinistra denominata “I progressisti” la quale regala in mano a Silvio Berlusconi e ai neo-fascisti di Gianfranco Fini (per la prima volta dalla nascita della Repubblica un partito di destra diviene il terzo partito del paese con il 13,7% di consensi, facendo risorgere lo spettro del fascismo, nell’Italia nata dalla Resistenza) il governo del paese. Non si comprende ad oggi (se non nell’ottica di una volontà tacita della dirigenza del P.D.S., in qualità di principale partito di sinistra) come mai Berlusconi sia stato autorizzato dal parlamento a presentarsi a tali elezioni, visto il divieto in tal senso per i concessionari di pubblici servizi in base all’art. 10 della legge 361/1957; come mai sia stato approvato e sostenuto il sistema maggioritario da parte del P.D.S. (da sempre osteggiato dalla sinistra per la sua palese anti-democraticità) che ha favorito l’insediamento di molti uomini di Berlusconi e della destra neo-fascista di Fini (più di quanti ce ne sarebbero stati con il sistema proporzionale); come mai il P.C.I. si sia sciolto per poi ripresentarsi come una coalizione di partiti piuttosto che permanere come partito unitario.
– Successivamente alla sconfitta Achille Occhetto si dimette da Segretario del P.D.S.. I contendenti al trono sono Massimo D’Alema e Walter Veltroni. Anche se Veltroni viene dato come favorito dai sondaggi nelle sezioni del partito, stranamente il Consiglio Nazionale elegge D’Alema.
– Nel 1995 il P.D.S. sostiene fortemente la creazione della coalizione dell’Ulivo, rappresentando ciò la prima volta nella storia che il centro e la sinistra in Italia si presentino insieme a delle elezioni politiche. Ciò sposta ulteriormente l’intera asse politica del paese a posizioni più conservatrici, passando ad avere da una forza politica di centro rappresentata dal pentapartito e una di sinistra rappresentata dal PCI, ad averne una di centro-sinistra (spostata su posizioni sempre più moderate e centriste) e una di centro-destra (spostata su posizioni sempre più liberiste, xenofobe e secessioniste). Il passaggio dalla cosiddetta prima repubblica alla seconda non sortisce gli effetti desiderati (anche se è da dubitare fortemente che questo fosse l’intento delle forze in campo): la corruzione è sempre elevata (un ex-pregiudicato come Berlusconi diviene Presidente del Consiglio, diversi parlamentari sono persone condannate in via definitiva per reati gravissimi), il governo non ha maggiore stabilità (tant’è che tra il 1992 e il 2006 si succedono 9 governi), il paese è sempre vicino al collasso economico e sociale.
– Nel 1996 avvengono le nuove elezioni politiche nazionali, in cui (e sarebbe veramente stato difficile il contrario) la coalizione di centro-sinistra esce vincente, tramite un patto elettorale tra l’Ulivo e il Partito della Rifondazione Comunista, il quale non entra nel Governo capitanato da Romano Prodi, ma lo appoggia in Parlamento. Questo Governo e i suoi successivi rimpasti emanano tra le leggi più controverse della Repubblica votate da partiti che si definiscono di sinistra: 1- la legge 431/98 firmata dal primo Governo D’Alema in tema di locazione (che liberalizza il mercato degli affitti); 2- il cosiddetto pacchetto Treu, ossia la famigerata legge 196/97 che dà inizio alla precarietà nel mondo del lavoro; 3- la riforma Zecchino sull’università.
– Il 9 ottobre 1998, per il ritiro dell’appoggio esterno da parte di Rifondazione Comunista, Prodi è costretto a dimettersi.
– In uno dei tipici rimpasti di governo all’italiana, il 21 ottobre 1998 Massimo D’Alema diviene Presidente del Consiglio per due governi: il primo dal 21/10/1998 al 22/12/1999 e il secondo dal 22/12/1999 fino al 25/04/2000.
– Il 16 aprile 2000, dopo aver subito tre rimpasti di governo e le diverse leggi “controverse” di cui sopra, il popolo italiano si vede costretto a votare alle elezioni regionali principalmente per il centro-destra. Il 19 aprile 2000 D’Alema rassegna le dimissioni. Il 26 aprile 2000 avviene l’ennesimo rimpasto di governo, stavolta capitanato da Giuliano Amato.
– L’otto marzo 2001 Ciampi scioglie le camere.
– Il 13 maggio 2001 si tengono le elezioni politiche: pur avendo, nel dato aggregato (Ulivo e Rifondazione, a queste elezioni ovviamente presentatisi separati) ottenuto la maggioranza dei voti al senato, la coalizione più forte risulta essere quella di centro-destra (al senato: 125 Ulivo, 176 C.D.L.; alla camera: 250 L’Ulivo, 368 C.D.L.)
– Da queste elezioni ne emerge una sinistra completamente alla disfatta, punita dall’elettorato per la pessima politica di governo.
– Nel 2003 si tiene il referendum per estendere l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori (Legge 300/1970) anche alle aziende con meno di 15 dipendenti, che tutela i lavoratori dal licenziamento senza giusta causa. D.S., Margherita e sindacati unitari si schierano per l’astensione, di modo da non far vincere il “si” al referendum. Uno dei fatti che dimostra ulteriormente che di valori di sinistra, dentro i D.S. e dentro i sindacati unitari, non ne è rimasto nemmeno uno. Difatti il referendum non raggiunge il quorum necessario.
– Dal 2001 sino al 2006 Berlusconi fa dello Stato la sua azienda, il parlamento approva leggi ad personam e condoni d’ogni tipo, l’impunità diventa la norma, la xenofobia e il secessionismo assurgono a valori da preservare. E tutto questo grazie a D’Alema, Veltroni, Prodi, Amato, Ciampi, Rutelli, i prinicipali attori nel teatro politico del centro-sinistra italiano, il quale dimostra nei fatti di aver perso tutti gli ideali, la coerenza, l’onestà (intellettuale e non solo) dei grandi volti politici del passato, da Moro a Berlinguer, da Gramsci a Togliatti. Alla luce di tutto ciò oggi anche Craxi sembra rivalutabile (almeno lui agli americani ha sempre detto no).
– Nel 2006 si torna al voto, con una legge elettorale che demanda ai partiti la scelta dei candidati parlamentari, così privando i cittadini dell’effettivo diritto di scegliere i candidati. La nuova coalizione di centro-sinistra, l’Unione, capitanata nuovamente da Romano Prodi, ottiene 348 seggi alla Camera contro i 281 della C.D.L., mentre al Senato la maggioranza è di misura: 158 seggi all’Unione contro i 156 della C.D.L.. Ciò provoca una perdurante instabilità di Governo e gran parte del programma sottoscritto dai vari partiti della coalizione di centro-sinistra è inattuato.
– Il centro-sinistra si rimpasta dentro se stesso: si parla di P.D. in casa DS e Margherita, si parla di sinistra europea, sinistra unita e tutte le sue varianti in casa Verdi, Rifondazione, Comunisti italiani e Sinistra Democratica (neo-formazione sganciatasi dai D.S.).
– Nel 14 ottobre del 2007 si compie la enorme farsa delle primarie (più di tre milioni di cittadini ci cascano: votano per un non partito senza programma, addirittura pagando!): Veltroni (già da tempo scelto nelle “alte sfere” come nuovo leader del Partito Democratico, dimostrando che la partecipazione nel nascente P.D. è solo simulata) stravince rispetto agli altri candidati. Il programma politico del P.D., visti i personaggi politici promotori, non è un programma di sinistra. Il paradosso dei due gelatai si compie in tutta la sua interezza.
– Il 14 aprile 2008, grazie alla spallata del P.D. (con Veltroni che a novembre del 2007 va a parlare di riforme con Berlusconi e Fini), a Dini, a Mastella, a Turigliatto, a Rossi, che hanno fatto cadere il Governo Prodi, a Veltroni e il P.D. che si presenta senza la sinistra e porta un programma liberista, Berlusconi vince nuovamente le elezioni con un margine schiacciante: l’Italia vede per la prima volta la sinistra fuori dal Parlamento, grazie all’infame legge elettorale, al P.D. inneggiante al voto utile, ad una classe dirigente della Sinistra Arcobaleno che ha sbagliato quasi tutto (partendo dalle candidature fatte dalle segreterie dei partiti). Al Senato vanno 174 seggi al centro-destra e 132 al P.D. con l’Italia dei Valori. Alla camera vanno 344 seggi al centro-destra e 246 a P.D. con l’Italia dei Valori. Tra P.D. (13), P.D.L. (45), Lega Nord (7), UDC (5), vengono eletti in Parlamento 70 condannati e/o indagati per gravissimi reati. Uno dei più bui momenti della storia italiana sta iniziando e questo soprattutto grazie alla compagine del P.D., i democratici all’americana, tutti “chiacchiere e distintivo”, in una Repubblica nata dalla Resistenza e dall’anti-fascismo.
Andiamo ora ad analizzare le varie leggi approvate dal centro e dalla sinistra nel periodo esaminato:
L. 196/97 – Norme in materia di promozione dell’occupazione
L. 431/1998 – Disciplina delle locazioni
Nel 1978 venne approvata la legge 392 che istituì l’equo canone (durante il IV Governo Andreotti): questa legge proteggeva tanto gli interessi di milioni di cittadini così come evitava le speculazioni sulla casa, costringendo alla determinazione del canone locatizio in base a degli specifici parametri. Nel 1992 la legge cosiddetta dei patti in deroga inizia ad erodere il diritto alla casa, permettendo la stipulazione di contratti a canone libero. Ma la vera stoccata finale viene data con la legge 431/1998, la quale specificatamente prevede il contratto a canone libero. Dal 98 ad oggi la casa da diritto si è trasformata in bene di mercato: una famiglia media non può più permettersi una casa in affitto in città, sfiorando i canoni anche i 2000 euro; si fondano aziende con il solo scopo di comprare e affittare immobili, speculando su di essi. Milioni di famiglie, anziani e giovani, si trovano in stato di disagio abitativo per il caro affitti.