In questi giorni grandi scioperi e mobilitazioni sono in atto in Francia. Dovremmo imparare dai francesi cosa significa democrazia e cosa significa essere un popolo. Innanzitutto in Francia il diritto allo sciopero è reale, non come da noi che i sindacati indicono scioperi di quattro ore, ogni anno grosso modo sempre nello stesso periodo, sempre per le stesse tematiche e poi al tavolo con governo e industrie chinano il capo (vi ricordate la mobilitazione dei giovani francesi contro i contratti di primo impiego nel 2006? Alla fine il governo di Villepin ha dovuto fare un passo indietro: in Italia è dal 97 che abbiamo i contratti di lavoro interinale e da noi il 60% dei lavoratori sottopagati ha meno di 25 anni, ma pare che nessuno si lamenti più).
In Italia il diritto allo sciopero è stato in pratica cancellato: con la scusa di dover garantire il servizio minimo, alla fine è diventato una farsa che non incide per nulla sulle decisioni politiche. Le proteste di questi giorni ad esempio degli universitari francesi (che occupano le università e interrompono le lezioni) contro la proposta di autonomia amministrativa delle università è veramente imponente rispetto alle nostre ridicole mobilitazioni. Da noi l’autonomia amministrativa delle università già c’è da diversi anni e ha comportato un peggioramento significativo delle condizioni delle strutture per la didattica, un aumento dello sperpero dei soldi che finiscono spesso in mano a società in mano ai professori, un declino del valore dei titoli di studio, ormai sempre più differenti da università a università. In Francia se vengono intaccati dei diritti, come nel caso di questi giorni delle pensioni per i lavori usuranti (è per questo che a ferrotranvieri e lavoratori del settore energia bastano 37,5 anni di lavoro per andare in pensione e non 40, come altre categorie e come vorrebbe anche per loro il governo Sarkozy), si fermano tutti, scendono tutti in piazza, senza distinzione tra destra e sinistra. Questo significa essere un popolo, considerarsi cittadino di uno stato e non suddito. Se non siamo noi stessi a tutelare i nostri diritti è ben difficile che questi non vengano erosi dai poteri forti. La forza del popolo è nella moltitudine, nell’unità: se questa scema, più nulla impedisce ai vari potenti di fare il loro comodo, che è esattamente quello che accade in Italia. Se non ci incazziamo con un Gianfranco Fini che si permette di fare la predica al centro sinistra sulle fasce deboli del paese, quando per anni è stato fedele alleato dell’uomo più ricco d’Italia, approvando leggi che hanno tolto ai poveri per dare ai ricchi (abolizione della tassa di successione, diminuzione dell’IRPEF per i multimilionari, condoni fiscali e edilizi che non giovano certo ai ceti deboli), non siamo più nulla. Siamo tronchi d’albero in balia delle onde. Ma possibile che il paese di Gramsci, di Marco Polo, di Leonardo Da Vinci, di Dante Alighieri, di Garibaldi, abbia completamente smarrito il senso della dignità? Possibile che un ministro della Repubblica nata dalla Resistenza come Mastella si permetta di avocare un magistrato dal suo incarico senza motivo legittimo, per il solo fatto che stava indagando anche su di lui e soprattutto è possibile che nessuno si indigni e protesti? Sono fatti che dovrebbero portare alle barricate nelle pubbliche vie e invece… Poco o nulla. Siamo veramente alla frutta. E noi giovani abbiamo superato anche la frutta, siamo già al cicchetto, siamo dei rimbambiti che non immaginiamo nemmeno cosa sarà il nostro futuro, sempre più vicini al baratro.
La figura del politico nuovo in Italia è Veltroni: vogliamo veramente mandare al governo un tizio che non è riuscito nemmeno a risolvere il traffico a Roma, che bensì è peggiorato sensibilmente (lo sapete che le code di automobili a Roma sono le più lunghe del mondo?) e che ha approvato un piano regolatore di 65.000.000 di metri cubi in più di cemento, in una città con 240.000 appartamenti sfitti? Ma veramente per noi italiani è questo il futuro? Possibile che non ci siano alternative?
Ma forse i francesi hanno qualcosa in comune con noi: si stanno rincoglionendo anche loro, altrimenti non avrebbero mai votato per un tizio quale Sarkozy che non ha mai lavorato in vita sua, come Veltroni d’altronde. Ma su Veltroni farò un articolo apposito.