Tempo di lettura: 2 minutiDedico questa bellissima canzone di Fabrizio De André a tutti coloro uomini meschini, dai più piccoli commercianti ai più grandi imprenditori, dai più insospettabili sconosciuti uomini ai più celebri, che abusano del loro potere, piccolo o grande che sia, per gli effimeri piaceri materiali, che condannano alla povertà milioni di individui per avidità nell’accumulo di ricchezze, così forse potranno ricordare che solo la compassione potrà portare alla vera felicità il genere umano, ché il loro inferno sarà la morte, a cui non potranno porre rimedio alcuno. Dedico, prendendole a prestito da un uomo che mai rinnegò il suo cuore, queste parole, a tutti coloro che pensano al successo, illusi di poter essere felici compromettendo la loro vita, le loro idee, le loro azioni, le loro parole, con il potere, quando non rimarrà di loro (di noi) che un cumulo di polvere disperso nel vento. Dedico questo testo a tutti coloro uomini ipocriti e abietti che difendono i disonesti pur di mantenere il loro consenso, la loro benedizione, per stupida brama di avere, per non riuscire più a piangere dal cuore nel vedere questa umanità che soffre e che incessantemente chiede solo pace e armonia, che lotta ancora oggi per sopravvivere, per un sorso d’acqua, per un tozzo di pane. E la dedico infine a me stesso, per ricordarmi sempre fermamente da che parte stare.
“Uomini senza fallo, semidei
che vivete in castelli inargentati
che di gloria toccaste gli apogei
noi che invochiam pietà siamo i drogati.
Dell’inumano varcando il confine
conoscemmo anzitempo la carogna
che ad ogni ambito sogno mette fine:
che la pietà non vi sia di vergogna.