Io sono un uomo antico
Il nuovo ordine liberale crea solitudine: ecco cosa sta facendo a pezzi la nostra società
Orto Eutorto
Economia statistica e economia reale
Ci sono dati che ci comunicano quasi quotidianamente i media mainstream, ma che per molti cittadini sono parole arcane: il PIL, l’aumento dei prezzi, l’inflazione, la recessione, la disoccupazione.
Ma cosa significano questi termini, quanto questi dati sono rappresentazione della realtà economica, del benessere economico della popolazione e che importanza rivestono nell’economia reale di un paese?
Partiamo dal PIL (acronimo di Prodotto Interno Lordo): il PIL viene valutato nelle economie capitalistiche come indice di benessere dell’economia di una nazione; difatti se il PIL aumenta significa che si produce di più e quindi vi è una maggiore ricchezza economica del paese (non un’equa distribuzione, ma solo una maggiore circolazione di denaro); bisogna dire che tale parametro include tutto ciò che fa girare soldi, quindi anche gli incidenti stradali, i disastri ambientali, gli avvocati pagati per dieci anni per cause giudiziarie interminabili, il consumo di carburante per via del traffico intenso e quant’altro possa essere negativo per la società, ma non per l’economia di mercato.
Alcuni chiarimenti elementari sul comunismo
Il comunismo è innanzitutto e principalmente un cambiamento del modello economico: ciò non esclude quindi che vi sia violenza in un paese ad economia comunista o tendente ad un’economia di tipo comunista (per quanto a mio parere aberrante, la violenza non è esclusa a priori dal comunismo marxista, è anzi stata più volte dichiarata come necessaria in alcune fasi storiche), come non esclude che si possa avere la massima democrazia e la massima pace sociale. La questione della violenza è questione di natura etica e non politica, a mio parere. Io ad esempio pratico il buddismo e in esso trovo le motivazioni per la mia radicale non violenza, ma non nel comunismo. Che poi un comunismo correttamente applicato nella realtà sociale produca anche minore violenza (ad esempio furti, rapine e tutti gli abusi derivati dalla rincorsa all’accumulazione di capitale diminuirebbero probabilmente, la mancanza di sfruttamento nel lavoro produrrebbe maggior pace sociale) è possibile, ma non scontato, non automatico.
Il comunismo è soprattutto un ideale di rapporti di scambio e di produzione tra gli esseri umani più giusto, più equo (a ognuno secondo i suoi bisogni, da ognuno secondo le proprie possibilità), attraverso l’eliminazione dell’accumulazione di capitale ottenuta tramite il plus-valore (ossia il plus-lavoro del lavoratore). La proprietà dei mezzi di produzione deve essere collettivizzata per poter avere una società di liberi ed eguali.
Le menzogne del potere 2: le banche
Un paio di settimane fa in Venezuela (paese sotto dittatura secondo i nostri media, pur essendoci state nel paese decine di elezioni negli ultimi dieci anni controllate da organi internazionali e sempre dichiarate dagli stessi pienamente valide) sono stati arrestati 27 banchieri di 7 diversi istituti finanziari per presunti illeciti, tra cui il fratello del ministro della Scienza e Tecnologia dell’attuale Governo, il quale si è subito dimesso dall’incarico. Chavez si è dichiarato dispiaciuto dell’accaduto, conoscendo personalmente sia il Ministro dimissionario che il fratello arrestato, ma la legge è uguale per tutti e l’arresto anche di un uomo vicino al governo è la dimostrazione pratica che l’assunto del principio di uguaglianza è oggi in Venezuela una realtà. Chavez non si è messo a difendere i banchieri e ad accusare la magistratura, non ha tentato di nascondere la notizia, non ha protetto il suo Ministro, ma è stato lui stesso a raccontare l’accaduto.
Bollettino informativo n° 3
La Grecia e la libertà d’informazione
Non si sente parlare di ciò che è accaduto e sta accadendo in Grecia. Della repressione dello Stato, di un ragazzo (Alexis) morto ucciso da un poliziotto, storie che per noi italiani sono già sentite, già vissute: da Giorgiana Masi a Carlo Giuliani. È l’agghiacciante silenzio del potere, sempre pronto invece a scagliarsi contro ogni paese che non cede al capitale, che resiste al liberismo, all’egoismo e al moralismo, contro il Sud America socialista di Chavez, di Castro, di Morales, di Correa, di Ortega, di Lugo, contro i movimenti popolari in Italia e nel mondo.
È il canto del cigno prima della morte (più che un canto un lamento), quello di questo potere colluso e mafioso, clientelare e violento, che grida la sua morte ormai prossima, un potere che finanzia le banche che derubano ai cittadini, come è successo in Europa, come è successo in Grecia, come è successo negli Stati Uniti.
La Grecia è oggi un simbolo di rivolta in Europa, il Sud America un esempio di dignità, ma l’assordante silenzio del potere ha lo stesso macabro suono dei raid israeliani su bambini e donne palestinesi inermi: e noi siamo dentro a questo sistema repressivo e totalitario, imbambolati dalle mille lucine colorate vendute dagli schermi dei nostri televisori.
Renato Crotti in attesa di un pullman
Vorrei narrare la storia di un imprenditore, Renato Crotti e del suo libro, “In attesa di un pullman”. Ho trovato tale libro all‘indirizzo http://www.socialismo.it: il Crotti o chi per lui ha preso tale dominio con l’intento per nulla mascherato di ingannare gli internauti.
Non faccio questa critica al suo libro per attaccarlo o per denigrarlo, ma per cercare di far capire come un essere umano si possa ingannare per un’intera vita, senza mai vedere la realtà con la dovuta saggezza, giudicando e condannando uomini e idee per partito preso, per scelta di parte. Io sono comunista, ma prima di tutto un essere umano e credo fermamente in quei valori etici che dovrebbero essere propri dell’uomo in quanto tale. Ma la vita e l’ego possono ingannare, possono farci vivere una vita di illusioni e di convinzioni, che nulla hanno a che vedere con la realtà, ma solo con la nostra visione egoistica di un mondo per noi fatto a nostra immagine e somiglianza. Mi auguro che il lettore possa capire come si può manipolare la realtà, come si possa arrivare alla terza età non avendo ancora capito il senso della vita, la necessità della ricerca assidua della verità per essere felici.
Premetto che, qualora leggerà queste mie righe, il Crotti mi definirà (come ha fatto con altri) radical-chic, ma non me la prenderò, perché so che è un uomo piccolo che si sente grande, che non vede la realtà in toto, che non ne ha nessuna coscienza, che basa la sua vita narrando una storia parziale, definendosi un imprenditore idealista: di cosa non si sa, visto che il mondo del capitale è quello che governa il mondo d’oggi e per ora si vede solo miseria e sfruttamento, con l’aggiunta di un’allarmante situazione ambientale, dettata proprio dall’esasperazione della produzione.
Perché l’economia è disumana
È vero che la borghesia soggioga oramai il lavoratore e nei modi più disparati: producendo finti desideri, precarizzando il lavoro, i diritti fondamentali. Ma, se all’interno di un paese dell’occidente possiamo ritrovare codeste dinamiche in maniera meno palese, più frammentaria, meno novecentesca quindi, con la perdita d’ogni credo, idealismo e cultura di progresso reale, nel rapporto tra paesi poveri e occidente la divisione di classe risulta in tutta la sua brutalità: noi, anche il più povero di noi, che agisce, a differenza del ceto borghese, consumando i sottoprodotti industriali che ora vengono prodotti nei paesi a basso salario, è perciò “borghese” nei confronti delle popolazioni povere.